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20 marzo 2025
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Meno della foca monaca
di Rossella Ahmad

Ad ogni nuovo massacro il cuore mi si ferma per un po' nel petto. Perde un battito, poi riprende il suo normale lavoro di pompaggio. Dopo un anno e mezzo di genocidio in diretta, è come se a Gaza ci sia parte della nostra famiglia.

Ci sono volti che vediamo ogni giorno, voci, occhi, gesti, parole . Uomini, donne, ragazzi e bambini che ormai riconosciamo come fratelli, sorelle, figli, amici da cui ci separa un respiro ed un braccio di mare. Ad ogni nuovo massacro temiamo di non vederli più, di aver perso anche loro, inghiottiti come gli altri in un vortice mostruoso. Il Moloch. La divinità che esige ed ottiene sacrifici umani, coperta di materne lacrime come la descrive John Milton nel Paradiso Perduto.

Ognuno tra noi ha i suoi protetti, i volti che conosce meglio, le voci che più hanno parlato al suo cuore. Io ho i miei. Uno stuolo. Temo di non vederli più. Che vengano spente le voci di Leen, di Renad, di Zaina, e di tutti i bambini-adulti che abbiamo conosciuto ed amato in questi mesi di stillicidio quotidiano.

Nessuno è più al sicuro a Gaza. Ammesso che esista o sia mai esistito un concetto del genere in Palestina.

Siamo tutti esseri mortali, ma a Gaza di più. Il concetto di caducità è compreso ed interiorizzato in verdissima età, quando normalmente ci si sente forti, invincibili, immortali quasi. Questa condizione di precarietà estrema, di impermanenza degli affetti più cari, di perdita e di provvisorietà di ogni parametro vitale ed umano, mina l'equilibrio interiore delle generazioni più giovani, nonostante che la saldezza dei valori sia uno scudo importante contro la violazione gravissima dei diritti dell'infanzia che i bambini palestinesi sperimentano da sempre.

Una sfilza di diritti cosiddetti inalienabili, convenzioni, protocolli e chiacchiere da bar che sancirebbero la necessità di proteggere e tutelare in ogni modo ed a qualunque costo la vita e la dignità dei minori, innanzitutto. Lettera morta a Gaza, dove i bambini vengono uccisi a grappoli, nel silenzio-assenso di chi potrebbe agire e sceglie la vigliaccheria. Centotrenta in soli dieci minuti di fuoco dall'alto, nel mucchio, sui profughi. Difficile pensare a qualcosa di più perfido e disonorevole.

Un giorno si studierà tutto questo orrore. Sì indagherà sulle cause dell'inerzia e dell'indifferenza rispetto ad una strage degli innocenti che ci ha tramortiti . Sì cercherà di fare luce sul perché gente rispettabile, grandemente inclusiva ed attenta anche alla salvaguardia dei diritti della foca monaca abbia taciuto sul più grave scandalo del nostro secolo, come lo ha definito Dominique de Villepin, e cioè l'assassinio coatto di migliaia e migliaia di bambini, figli vostri, figli nostri perché figli dell'umanità intera. Lasciati immolare sull'altare di un Moloch super tecnologico senza suscitare oltraggio né vergogna di sé.

Si dovranno scandagliare i moti dello spirito e della psiche, perché davvero occorre andare a fondo di questa malattia mentale che è il sionismo e le sue creature, e di questo circolo vizioso da cui non si esce. Un mostriciattolo, strafottente della vita e dei diritti altrui, irrispettoso della legge umana, civile e morale lasciato crescere e proliferare senza controllo, che più si comporta da bullo folle e depravato più viene coperto, blandito, temuto e assecondato.

Quattro ceffoni ben assestati al momento opportuno avrebbero interrotto la carriera già segnata di serial killer, e invece siamo ancora qui, a porci eternamente la domanda delle domande, sempre la stessa: a cosa è servito tutto ciò? Ed inoltre: A chi ha giovato? E, soprattutto: quale ne era il senso?

Un mondo pronto a bruciare pur di garantire la legittimità e la continuazione di un miserabile furto aggravato con scasso . Ditemi voi.

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