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La Russia è solo lo specchietto per le allodole
di
Rossella Ahmad
Non ne hai bisogno, neanche ci pensi. Forse.
Ma quando per un caso fortuito della vita, per una giravolta del destino, per una serie di sfighe cosmiche sei costretto a doverti rivolgere al SSN, ci pensi eccome.
Perché proprio in quel momento, mentre trascorri intere ore al telefono con un CUP nel tentativo di prenotare un qualcosa dal quale forse dipende la tua vita; e quando sei costretto ad interfacciarti con una serie di scatole cinesi, ognuna delle quali ti porta versa il nulla; e quando poi alla fine cedi e ti arrendi all'evidenza che soltanto rivolgendoti al privato, cioè pagando fior di quattrini, riuscirai a dimezzare i tempi di attesa per una semplice, misera diagnosi; bene, proprio in quel momento la tua condizione di suddito ti appare in tutta la sua inaccettabile realtà.
E non pensi per te. Tu sei tra i fortunati per i quali un intramoenia è fattibile. E ciò non ti dà alcuna soddisfazione né senso di sicurezza. Pensi a chi non può. A chi dovrà decidere se mangiare oppure prenotare la risonanza magnetica che, forse, gli salverà la vita. A chi, anziano e con una pensione minima decurtata un anno sì e pure l'altro, non potrà neanche permettersi il lusso di decidere. Non sono frasi fatte. Ci pensi davvero, quando incappi delle maglie di quel tipo di burocrazia. Pensi davvero a quale tipo di strada abbiano preso e prendano le nostre tasse, quelle dei nostri genitori e dei nostri nonni.
Certo, esiste ancora un SSN. Certo, esiste ancora la possibilità di essere operati senza doversi indebitare a vita con le assicurazioni. E certo, esiste ancora la possibilità di usufruire di medicinali dal prezzo proibitivo, di cure che nessun comune mortale potrebbe permettersi se non supportate dalle casse dello stato. Mi chiedo però per quanto tempo ancora ciò sarà possibile. Per molto poco, credo.
Perché ripeto: le sfasature sono enormi, i buchi incolmabili e te ne accorgi sul serio solo quando ci finisci dentro, costretto da cause di forza maggiore e bla bla bla.
Sono certa che i ridanciani partecipanti alla piazza pro-guerra di Roma , nell'inconcludente retorica del cantarsela e suonarsela tra loro, non abbiano pensieri del genere. Credo anzi che non abbiano nessun pensiero rispetto alla realtà che circonda anche loro: a parte una sanità devastata, vi è un territorio nazionale che letteralmente affonda nel degrado. Ambientale, civico, umano.
Ne parlo a ragion veduta. Vivo in un territorio infido. A parte il fatto di sedere sulla bocca di un vulcano in fermento - nessuna messa in sicurezza nel tempo, nessun piano di emergenza, nessun intervento di protezione civile e di enti preposti alla salvaguardia del territorio da decenni.
Incompetenza, incuria, fatalismo e poco altro - dalla finestra della mia camera posso vedere in tutta la sua sfolgorante pericolosità la collina dei Camaldoli, che incombe con le sue tonnellate di metri cubi di terreno franoso su un'area densamente popolata, che solo per grazia divina si è finora salvata dall' affogare nel fango. Altrove non è stato così. Le immagini della devastazione ambientale - tanto più grave in quanto prevenibile - ci perseguitano da anni.
C'è una vignetta che circola da qualche tempo, la quale mostra una serie di carri armati che prendono la strada dell'est ed una didascalia che evidenzia di chi sia la responsabilità delle mancate erogazioni di prestazioni sanitarie per i cittadini. Quando prenoterai una risonanza magnetica ad un anno, pensaci. Pensa a dove finiscono i soldi delle tue tasse. Pura e semplice realtà.
Ciò che una volta intuivamo e denunciavamo in maniera anche abbastanza colorita, forse populista, ora è fin troppo chiaro e visibile. I paesi hanno volontariamente abdicato alla cura dei loro cittadini a favore di una militarizzazione sempre più serrata del territorio chiamato Europa.
Il riarmo a questo serve. A contenere la crescente furia dei popoli. A blindare un sistema antidemocratico, che tale si è palesato fin dai primi mesi di questo lustro. A salvare il salvabile mentre infuria il malcontento. Alla restaurazione. Alla repressione interna di ogni anelito di libertà.
La Russia è solo lo specchietto per le allodole. La lotta, feroce, è contro di noi. Le élite, ed i loro megafoni, si sono compattati in questa lotta. I popoli ancora no.
 
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