 |
Difesa comune europea già attuabile senza aumenti di spesa
di
Piero Graglia
A trattati vigenti, e senza ricorrere a un aumento massiccio di finanziamenti per le spese militari, ma soprattutto ad aggiustamenti e conversioni, già oggi si potrebbe fare una difesa europea.
Il tema era presente all'interno del testo della Costituzione dell'Unione europea, respinto nel 2005 dal voto francese e olandese, e lo si ritrova, sostanzialmente negli stessi termini, all'interno del trattato di Lisbona.
Una nuova parte del Trattato di Lisbona è infatti dedicato alla difesa comune, e a noi interessano soprattutto gli articoli più costruttivi, e del tutto dirompenti, che però in questi giorni non vengono mai ricordati.
Questa parte è la "Sezione 2" del Trattato che interessa proprio le «DISPOSIZIONI SULLA POLITICA DI SICUREZZA E DI DIFESA COMUNE». Gli articoli sono il 28 A fino al 28 E (dal 28 B si tratta di articoli del tutto nuovi e ripresi pari pari dal Trattato poi non ratificato dal voto popolare francese e olandese).
In particolare l'art. 28 C stabilisce che
"1. Nel quadro delle decisioni adottate in conformità dell'articolo 28 B, il Consiglio può affidare la realizzazione di una missione a un gruppo di Stati membri che lo desiderano e dispongono delle capacità necessarie per tale missione. Tali Stati membri, in associazione con l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, si accordano sulla gestione della missione.
E poi, all'art. 28 E:
"1. Gli Stati membri che desiderano partecipare alla cooperazione strutturata permanente di cui all'articolo 28 A, paragrafo 6 e che rispondono ai criteri e sottoscrivono gli impegni in materia di capacità militari specificati nel protocollo sulla cooperazione strutturata permanente notificano la loro intenzione al Consiglio e all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
2. Entro tre mesi dalla notifica di cui al paragrafo 1, il Consiglio adotta una decisione che istituisce la cooperazione strutturata permanente e fissa l'elenco degli Stati membri partecipanti. Il Consiglio delibera a maggioranza qualificata previa consultazione dell'alto rappresentante."
Tradotto il tutto, questo significa che alcuni Stati possono stringere tra di loro una cooperazione strutturata e permanente nel campo della difesa con obiettivi precisi (ad esempio, il peacekeeping in Ucraina). Tali Stati si legano tra di loro e il Consiglio decide sull'impiego non più all'unanimità, bensì a maggioranza.
Gli Stati che non ci stanno restano osservatori ma non possono interferire. Questo è quanto prevedono i trattati in vigore, e un discorso simile potrebbe essere attuabile DA SUBITO. Magari prevedendo quei passi necessari per coordinare meglio le forze disponibili e integrarle con nuove. Sicuramente però lo sforzo sarebbe inferiore rispetto a un riarmo generalizzato che al momento attuale risponde all'agenda NATO e non a quella europea.
Quella europea sarebbe, di fatto, già normata e attuabile.
Elly Schlein quindi, forse per caso, forse per volontà, non ha sbagliato a indicare una strada cauta sul piano del riarmo. E a maggior ragione dovrebbe adesso pungolare la PdC per quanto riguarda la partecipazione italiana a una cooperazione strutturata nel campo della difesa che, ripeto, è già possibile adesso, domani, subito.
Qualcuno ha il numero?
 
Dossier
diritti
|
|