La chiamano "pace"
di Giuseppe Franco Arguto

In più di un momento ho avuto l'impressione che il concetto di «pace» incuta un severo timore, comunque un disagio nelle sue premesse: come può stabilirsi la «pace» in un Pianeta dominato dalla specie umana?

Un evidente ossimoro.

Quindi non perdiamoci in concetti e parole evanescenti: le nostre società conosceranno sempre i conflitti, perché essi sono necessari nello stabilire gli equilibri, ossia i termini con cui conciliare le numerose istanze e le altrettante numerose visioni delle cose pubbliche: la Politica è per antonomasia generatrice nevralgica di conflitti.

Quindi, parlerei più volentieri di come prevenire che i conflitti socio-politici inneschino i conflitti armati.

Dato il fatto inconfutabile che i conflitti sono alla base delle relazioni umane, l'unica via è fermare subito la corsa agli armamenti, poi agendo sui rapporti economici, pervenire a condizioni di non conflittualità, e questa realizzazione è il nodo cruciale di ogni Politica intesa come servizio all'essere umano.

Se le società che si autodichiarano democratiche sono invero rappresentate da oligarchie e plutocrazie azioniste, come si può pensare di giungere a eliminare le tensioni e favorire una deconflittualità armata?

Lo smantellamento degli arsenali militari, che contengono materiali bellici finalizzati alla distruzione di massa, come quelli nucleari, può essere realizzato attraverso una politica globale del disarmo, con le medesime modalità con cui si sono resi globali i Mercati, le Borse, gli scambi economici.

Non vedo perché non si possa perseguire una politica globale del disarmo in funzione della cooperazione alla solidarietà globale.

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