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14 marzo 2025
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Delmastro demolisce la riforma Nordio fra le liti della maggioranza
di Elisa Fontana

Ieri abbiamo avuto un voto europeo in cui i tre azionisti di maggioranza, FDI, FI e Lega, hanno votato ciascuno per conto proprio su due documenti diversi.

A seguire abbiamo assistito ad una lite dai toni alti e concitati fra Meloni e Giorgetti sulla strategia di logoramento di Salvini sempre in contrasto con FDI. Lite con troppi testimoni, che ha travalicato la normale dialettica, tanto da richiedere una smentita congiunta degli staff dei due interessati, che in tal modo l'hanno solo confermata e una dichiarazione di La Russa secondo cui «Sarebbe giusto controllare i toni al nostro interno e non creare una rottura capace di indebolire l’Italia e quindi anche l’Europa» . Chissà a chi si riferiva...

E stamani per mettere il carico da undici l'ineffabile sottosegretario Delmastro, noto alle cronache, ma noto anche per essere in pratica il numero due di Nordio (anche se qualcuno malignamente dice che il vero ministro è lui) ha rilasciato una “conversazione confidenziale” con Il Foglio in cui demolisce la riforma Nordio: “Dare ai pubblici ministeri un proprio Csm è un errore strategico che, per eterogenesi dei fini, si rivolterà contro. I pm, prima di divorare i politici, andranno a divorare i giudici... L'unica cosa figa della riforma è il sorteggio dei togati al Csm, basta”, ha dichiarato con l'eloquio alato che tutti gli riconoscono.

Ecco, la bomba è sganciata e in un Paese normale basterebbe e avanzerebbe per avere le immediate dimissioni o del ministro o del sottosegretario. Ma noi non siamo un Paese normale, tanto è vero che il giornale che pubblica questo missile terra aria lo definisce “conversazione confidenziale”. Talmente confidenziale, infatti, che siamo qui a parlarne. Naturalmente, arriverà la smentita di Delmastro, anche questo fa parte della parte in copione.

Ma quel che è più interessante è vedere la vera e propria frantumazione di questo governo, partito con quel “siamo pronti”, passato a “stiamo facendo la storia” e finito come i peggiori pentapartito balneari di infelice memoria. Che però avevano un grande merito: erano balneari, appunto. Duravano il tempo di prendere la tintarella e poi sparivano.

Qui siamo alla paralisi più assoluta, alla mancanza di qualunque progetto interno che non sia la prossima rottamazione, il prossimo condono, le spese per le RSA pubbliche lasciate in toto sulle spalle delle famiglie e quintalate di altre amenità simili.

Non parliamo poi della politica estera, dove c'è il pervicace convincimento di fare da mediazione fra l'Europa e Trump, senza che nessuno dei due soggetti si fili minimamente Meloni. Adesso è in preparazione un viaggio a Washington, se il satrapo vorrà ovviamente, così potremo dare una spolveratina alla propaganda, vedere se ci fa uno sconticino ad nationem sui dazi e farci una bella foto, mentre quelli che fanno la politica veramente, a malapena sanno della sua esistenza.

Cosa può esserci di peggio? Un Pd in piena ripresa delle armi interne contro la segretaria? Niente paura, abbiamo anche questo.



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