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26 febbraio 2025
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Noa, ex ostaggio di Hamas, all'ONU smonta narrativa sionista
di Gabriella Mira Marq

Noa Argamani, ex soldatessa israeliana che era stata presa in ostaggio da Hamas il 7 ottobre, è intervenuta all'ONU narrando di essere stata vittima dei raid israeliani.

Già in precedenza, per sfatare le bugie messe in piedi estrapolando e fraintendendo le sue parola, aveva dichiarato sulla sua prigionia: "Non sono stata picchiata e i miei capelli non sono stati tagliati. Ero in un edificio bombardato dall'aeronautica militare (israeliana ndr.). La citazione esatta è: 'Questo fine settimana, dopo la sparatoria, come ho detto, avevo dei tagli su tutta la testa, e mi faceva male tutto il corpo.' Sottolineo che non sono stato picchiata, ma ferita su tutto il corpo dal crollo del palazzo su di me. Come vittima del 7 ottobre non permetterò che i media mi vittimizzino ancora una volta".

"Sono una vittima del 7 Ottobre e mi rifiuto di essere anche una vittima dei media israeliani". Secondo la stampa allineata al governo di Tel Aviv, infatti, Argamani era stata picchiata dai palestinesi e le erano stati tagliati i capelli come segno di umiliazione.

All'ONU ha detto che si trovava in un edificio con altri due ostaggi, Itai Svirsky e Yossi Sharabi, e, a causa dei bombardamenti israeliani, questo è crollato, per cui i tre sono rimasti bloccati sotto le macerie: "Non potevo muovermi, non potevo respirare. Ho urlato perché qualcuno mi sentisse. Ho sentito anche Yossi urlare, ma dopo qualche secondo ho smesso di sentirlo".

Questa testimonianza, che ovviamente in Israele viene censurata e non è ripresa dai media mainstream mondiali, è molto importante nel momento in cui il goreno Netanyahu ha montato una polemica sul caso della famiglia Bibas, di cui Hamas ha restituito le salme e che la propaganda sionista ha dichiarato che sono stati uccisi a mani nude mentre sono stati vittime di un raid israeliano mentre erano in ostaggio.

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