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Video vergognosi che ribaltano la realtà
di
Rossella Ahmad
Debbo ripetermi. Non vorrei, ma sono costretta.
Circola un video sulle pagine zion - non ditemi di non vederle. Mi capitano, e questi sono i rischi connessi alla mia ostinazione nel mantenere amicizie che probabilmente meritavano di essere cassate da tempo - che è emblematico della visione distorta del mondo che hanno costoro.
Un video quasi cinematografico, devo dire. Non improvvisato di certo. D'effetto, con immagini sapientemente alternate tra scene di violenza e di umano dolore. In cui però è completamente ribaltato il senso degli eventi, quelli che abbiamo visto svolgersi davanti ai nostri occhi.
Perché abbiamo visto. Non è stato un incubo, come vorrebbero farci credere.
Nel video in questione le vittime sono gli israeliani, ed i carnefici sono i palestinesi. Emaciati, torturati, affamati, picchiati, violentati, in attesa di giustizia, loro. E la chiosa finale sintetizza alla grande questo capovolgimento quasi irreale del senso comune: fino a quando il mondo fingerà di non vedere? chiede retoricamente la voce narrante, con tono grave, accusatorio.
Ora: non voglio tornare alle origini. Non serve. Parto semplicemente da un dato di fatto, che è oggettivo e non soggetto ad interpretazioni personali: è Israele che occupa i territori palestinesi, e non il contrario. E lo fa con una crudeltà illimitata e da un tempo illimitato, non contemplato dalla legge internazionale, per la quale l'occupazione di un territorio deve essere temporanea, incruenta e priva di intenti coloniali.
In parole povere, la legge internazionale non prevede e neanche lontanamente contempla pulizia etnica, né colonialismo di insediamento e né vessazioni e torture dei popoli sotto occupazione, protetti da uno speciale status.
Il contrario di ciò che avviene in Palestina da quasi un secolo.
Voglio invece parlare del video. Che è uno spaccato di infamia e querulomania spinta all'eccesso, per i quali la loro unghia spezzata vale incommensurabilmente più di tutte le ossa del tuo corpo fatte a brandelli, una dopo l'altra, estratte dalle membra sanguinanti e ridotte in poltiglia.
Questa gente - se ancora posso definirli in tal modo e passarla liscia - ha perso qualsiasi aggancio con la realtà. L'entità che difendono è incriminata per genocidio dinanzi alla Corte di Giustizia dell'Aja - un genocidio che, oggi possiamo dirlo senza timore di essere smentiti, era propedeutico alla completa pulizia etnica della Palestina - ma essi non se ne sono accorti.
Peggio: non hanno fatto una piega di fronte alla devastazione immane inferta a Gaza ed al suo popolo come avveniva ai borghi indifesi nel medioevo, durante la calata degli Unni.
Sì sono molto divertiti durante i lunghi mesi di fame a Gaza, in cui malati, feriti, persone con bisogni speciali e neonati si spegnevano d'inedia, nel silenzio, quello sì, di un mondo vergognoso, incapace di porre fine ad una prepotenza che spezzava, e spezza ancora, il respiro.
Ricordo le loro risate, le battute, i meme, gli sghignazzamenti sguaiati. Ricordo ogni frase, con immutato dolore e sdegno.
Ma l'ostaggio X ha perduto Y libbre di peso durante la prigionia, signora mia. Inaccettabile. Che il mondo intervenga.
È già intervenuto, o infami senza vergogna. Ha già retto per decenni il moccolo allo stato genocida, regalandogli armi, bombe, copertura finanziaria e mediatica illimitate per spegnere nel sangue l'ultima Resistenza anti-coloniale ancora in vita, e continua a farlo.
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