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Storici israeliani: non c'è Auschwitz ma è comunque un genocidio
di
Rossella Ahmad
Il 30 gennaio scorso, i due storici israeliani Daniel Blatman ed Amos Goldberg scrivono su Ha'aretz - il quale è un giornale israeliano, come tutti sanno - che a Gaza non c'è Auschwitz. Ma è comunque un genocidio. Anzi, è precisamente ciò che più assomiglia ad un genocidio.
La dichiarazione è limpida, e chiunque sia dotato di una logica anche elementare trae la giusta conclusione. Un sillogismo banale. Auschwitz è stato un genocidio. Non tutti i genocidi si chiamano Auschwitz. A Gaza è avvenuto un genocidio.
Bisognerà farlo leggere a tanti, mi sa. Soprattutto ai Fogliacci nostrani, ai Capitani nostrani ed anche alle Liliane nostrane, che sembrano, queste ultime, possedere il monopolio di quel termine. Decidono loro il chi, il come ed il quando.
E invece, vedi, due storici dell'olocausto guardano a Gaza e vi ravvisano sì un genocidio, ma persino il tentativo quasi realizzato di etnicidio. Non solo quindi la distruzione totale del territorio e dell'ambiente vitale, che ha causato la morte di oltre centomila innocenti, ma il tentativo di eradicare completamente una popolazione e di impedirne la sopravvivenza non solo fisica ma anche culturale.
Secondo Goldberg "ciò che sta accadendo a Gaza è un genocidio perché Gaza non esiste più. Il livello e il ritmo delle uccisioni indiscriminate di un’enorme quantità di persone innocenti, anche in quella che Israele aveva designato come zona sicura, la distruzione di case, infrastrutture, ospedali e università, lo sfollamento di massa, la carestia deliberata, l'annientamento delle élite (compresa l’uccisione di giornalisti, medici, professori, artisti, poeti, funzionari pubblici) e la totale disumanizzazione dei palestinesi, creano un quadro generale di genocidio".
Ripenso alle parole dell'Uomo dai Capelli Arancioni, seduto al fianco dell'autore di tutto ciò mentre cerca oscenamente di piazzarne l'agenda, senza più pudore.
E ripenso a tutti i politici, uomini di governo, monarchi, intrallazzatori di ogni genere che nel corso di questi lunghi mesi di genocidio si sono gettati senza remore nelle braccia di un progetto coloniale di assassinio e pulizia etnica, dimentichi persino di uno zic di salvifica prudenza personale, mancando del tutto etica e senso di giustizia.
In preda all'ipnosi, hanno improvvidamente fornito materiale illimitato per la loro futura condanna, quando la giustizia internazionale farà il suo corso e le complicità nella distruzione di Gaza saranno accertate e punite senza sconti. Sappiano, gli infami, che il crimine di genocidio non conosce prescrizione. Avranno di che pentirsi quando il vento in poppa che oggi li galvanizza muterà direzione.
La faccia non si perde senza conseguenze.
Gli imperi sorgono e poi decadono, l'Europa è agli sgoccioli del suo processo storico e così gli Stati Uniti d'America.
Gaza e la Palestina soffrono e soffriranno ancora, sempre meno quanto più generalizzata e universale sarà la solidarietà del mondo. È per questo che tentano di impedirla in ogni modo.
"Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo".
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