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Dottor Abu Safiya racconta all'avvocato le torture subite
di
Gabriella Mira Mrq
Finalmente ieri, dopo 47 giorni di detenzione arbitraria, prima nel famigerato campo di detenzione militare di Sde Teimane e poi nella prigione di Ofer (Cisgiordania), il dott. Abu Safiya ha potuto incontrare un avvocato, cui ha narrato le torture e gli abusi cui è stato sottoposto.
Il legale si è potuto rendere conto delle sue condizioni fisiche preoccupanti, fra l'altro la perdita di 12 chili e problemi cardiaci non curati.
Il dott. Hossam Abu Safiya, essendo un operatore sanitario, in qualità di direttore dell'ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya ha continuato ad assicurare le cure ai pazienti nonostante le minacce, via via attuate, dell'esercito di Israele di distruggere l'ospedale. Il suo dovere di medico è stata la risposta che ha opposto alle accuse israeliane che gli sono state mosse senza prove durante prolungati interrogatori.
L'avvocato è stato fornito dall'associazione Al Mezan, che ha riferito sulla sua situazione e chiede un intervento della comunità internazionale, in particolare dei paesi alleati che sostengono Israele, per ottenere il rilascio immediato e incondizionato del medico e per gli altri civili e operatori sanitari arrestati con lui e comunque presenti nelle carceri israeliane in pessime condizioni di detenzione.
Fra i trattamenti inumani e degradanti riportati dal dott. Abu Safiya, essere spogliato con la forza, avere le mani strettamente ammanettate, percosse con manganelli e bastoni elettrici, sedere su ghiaia affilata per circa cinque ore, essere tenuto in isolamento per 25 giorni, un periodo così prolungato da costituire di per sé una forma di tortura. Durante questo periodo, ha , essere stato interrogato consecutivamente per 10 giorni.
Al Mezan - che aveva avvertito del forte rischio di tortura, in particolare nel suo caso - ha sottolineato che il trattamento che lui ha subito non è un incidente isolato, ma parte delle sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani da parte di Israele contro i prigionieri e i detenuti palestinesi, che l'organizzazione sta documentando dall'ottobre 2023 e denuncia che questi abusi costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale e sottolineano l'urgente necessità del suo rilascio immediato e della incriminazione dei responsabili.
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