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La verità non sta nel mezzo
di
Rossella Ahmad
- A me piace leggere ciò che scrivi, ci mancherebbe. Però poi leggo anche il Jerusalem Post che mi dice altro. E non riesco a barcamenarmi tra le due "verità". Me lo dice un caro amico.
Scrivo qui le mie considerazioni, per lui e per tutti coloro che ancora siano incerti su dove sia la verità. Che non è mai nel mezzo. Nel mezzo c'è la virtù. La verità è oggettiva. È da una sola parte, sempre.
E non è quella del Jerusalem Post. Ti spiego perché.
Intanto il nome, che racconta già tutto. Fino al 1932 era Palestine Post e fu fondato da un immigrato americano giunto nella Palestina mandataria nel periodo in cui cominciava a prendere forma un preciso progetto coloniale di conquista e pulizia etnica del territorio, che avrebbe poi dato vita allo stato di Israele. Uno stato nato grazie all'investimento di montagne di denaro da parte di lobbies potentissime che riuscirono a "comprarsi" letteralmente il diritto ad uno stato. Il giocattolo per il bambino viziato.
Ma gli stati non nascono così. Essi sono agglomerati naturali di popoli su un dato territorio che, attraverso processi storici e politici ben determinati, si danno una forma di stato. Che roba è quella creata nel 1948? E che diritto è quello che calpesta i diritti altrui, il primo dei quali, inviolabile, è il diritto alla vita ed all'autodeterminazione?
Dunque il Jerusalem Post - ma tutta la stampa israeliana che, ovviamente, per il solo fatto di essere lì, è espressione dell'ideologia sionista, forma di colonialismo razzista tra le più letali - non dice nulla di diverso rispetto a ciò che racconta il sionismo da oltre un secolo e lo dice con la pervicacia tipica di un'ideologia fortemente conservatrice, dunque mai venuta a patti con la realtà storica che tanti studiosi israeliani hanno contribuito a portare alla luce. Sappiamo quale realtà, non è necessario ribadirla.
Aspettarsi dunque che un giornale come questo possa essere oggettivo rispetto alla questione palestinese è come aspettarsi che l'Osservatore Romano possa essere oggettivo circa l'esistenza di Dio.
Affinché un israeliano qualsivoglia possa divenire "oggettivo" e degno di fede rispetto alla questione palestinese è necessario che si liberi preventivamente dell'ideologia sionista, e ciò può avvenire solo attraverso un doloroso percorso di decondizionamento e ristrutturazione del suo intero apparato mentale ed etico. Solo in tale modo potrà sentire la vergogna di un inutile suprematismo che si è nutrito di sangue e dolore inflitto senza pietà e diventare umano tra gli umani. Verosimilmente, smetterà non solo di essere un sionista, ma persino un israeliano, che è un tragico non-sense.
Lo dimostra chiaramente un video di "Una manifestazione come tante in America. Con la presenza sempre più massiccia degli ebrei contro l'occupazione. Coloro che gridano "Non in mio nome", e che stanno costituendo la famosa pietra d'intralcio per il sionismo, smascherando la pretesa che esso rappresenti l'ebraismo, e che ogni ebreo debba riconoscersi in esso.
Una giovane palestinese incontra una donna ebrea, si parlano, poi si abbracciano, e vanno via con le braccia allacciate dietro la schiena. Il volto della donna è libero, sorridente, umano. Il volto di chi si sia sbarazzato per sempre di un'ideologia di morte e di disprezzo, che abbrutisce chi ne sia contagiato, come un virus letale che attacca prima il cuore, rendendolo un sasso, e poi la mente. È un breve dialogo quello che intercorre tra le due donne, ma le parole più belle sono quelle non dette. Le intuiamo tutte, e ci fanno riposare l'anima.
- Sono sempre sorpresa dalla presenza di chi non sia palestinese. Come mai?
- Beh, io ho vissuto sulla terra rubata a loro, quindi non ho scuse. Sono totalmente, totalmente obbligata, più di chiunque altro
- Lei è così fortunata. Io non ci sono mai stata
- Tu da dove vieni, originariamente?
- Siamo di Akka
- Spero che tu possa vedere Akka. È una città bellissima, molto bella. Mi dispiace così tanto per voi
- È stato bellissimo incontrarla
E se ne vanno così, abbracciate, con la signora anziana che conforta la ragazza in lacrime.
Sionismo fuori dalla storia per sempre".
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