Piano di Trump cestina la difesa dei diritti umani nel mondo
di Paolo Mossetti

Se in una parte dell'incontro Trump ha normalizzato e reso mainstream l'idea di una pulizia etnica, in quella successiva ha detto letteralmente che vede Gaza stare bene sotto una "proprietà di lungo termine statunitense" e trasformata in un resort dopo che gli abitanti saranno stati spostati.

Anche ipotizzando si tratti solo di un favore retorico fatto a Netanyahu irrealizzabile nella sostanza, mettetevi per un attivo nella testa di quei milioni di persone chiamate per mesi, anni, antisemite per aver contestato lo status quo in Medio Oriente con critiche radicali; oppure accusate di avere pregiudizi antioccidentali e antisraeliani per aver spiegato con durezza ciò che aveva condotto al 7 ottobre fin dall'8 ottobre.

Pensate alla campagna di alcuni grandi media in Italia, anche di centrosinistra, per sommergere la discussione in un mare di ipocrisia e confermiamo, prendendosela sempre con gli errori di attivisti senza alcun potere, mentre si tentava di mobilitare l'opinione pubblica attorno al rispetto della democrazia liberale e del diritto internazionale in Ucraina, a Taiwan o in Georgia.

Immaginate quanto difficile sarà mobilitare quelle stesse persone contro la violazione dei diritti umani compiuta dai nostri nemici sistemici, e quanta poca credibilità culturale rimarrà al modello statunitense, cioè del nostro alleato egemone, e ai soliti 40-50 editorialisti che fronte a questo video parleranno del brutto clima che si respira nei campus, dei poster strappati a Milano, degli insulti sui social e dei professori intolleranti perché propongono boicottaggi.

Guardiamoci negli occhi, perché qui non è più in ballo una causa politica per pochi ossessionati, ma un minimo di onestà intellettuale.

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