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Convenzioni internazionali violate ma nessuno fiatava
di
Rossella Ahmad
Riflettevo su quante bellissime persone abbiamo comunque incontrato in questo viaggio collettivo nell'orrore durato quindici mesi. Che continua ancora, sia l'orrore quotidiano - si è spostato di pochi chilometri più su - sia l'incontro con anime meravigliose, schegge di diamante lanciate da una mano misericordiosa per farci ricordare, sempre, che in questo pianeta esiste anche il Bene in sé.
Lo pensavo guardando le immagini del medico-eroe Mohammed Tahir, tornato a casa dopo mesi di Gaza. Mesi in cui ha avuto modo di confrontarsi con il Bene in sé e con il Male in sé. Le pallottole al tungsteno che rilasciano nel corpo cubetti di metallo destinati a fare più danni possibile agli organi interni sono definitivamente il male in sé.
Il bene in sé, che porta negli occhi mentre si allontana, è l'umanità incontrata a Gaza.
Non sono massimalista. So che esistono infinite sfumature, che tra il bianco ed il nero vi è una gamma di grigi da non sottovalutare e bla bla bla.
Però no. A Gaza è andato in onda il bianco ed il nero, ed in mezzo non vi erano sfumature. Solo un'onda anomala di rosso sangue, che i nostri occhi hanno visto.
E poi hanno visto tanto altro. Lo scempio del diritto si è dispiegato dinanzi a noi con una impunità che ci lasciati tramortiti. Prigionieri - ma uso questo termine per comodità di ragionamento: essendo la Palestina un territorio sotto occupazione, si dovrebbe parlare di sequestri a mano armata, piuttosto - trattati come bestiame, denudati, bendati, filmati, fotografati, legati, picchiati col calcio del fucile, costretti a posare con la bandiera del nemico, derisi, bullizzati, torturati, affamati. Nel silenzio tombale di chi oggi ha alzato sopracciglia e voce perché "quegli ostaggi mostrati in pubblico, signora mia".
Sono state violate tutte le Convenzioni del globo terracqueo, persino quelle di vostra sorella, mentre gli ostaggi venivano scortati in pompa magna verso la libertà.
Quante ne ho lette.
E allora, a tutti coloro che hanno affibbiato alla Resistenza palestinese anche l'ultimo epiteto sulla piazza, quello di criminali di guerra - perché gli ostaggi - vorrei chiedere se siano consapevoli di essere degli sciocchi, e poi ricordare loro, en passant, uno degli episodi più bui della sagra degli orrori andati in onda a Gaza in questi ultimi quindici mesi - uno dei tanti, tra l'altro. Né unico, né isolato, probabilmente la norma in Palestina dal 1948 ad oggi .
Nell'oscurità di un mezzo militare, illuminati da molesti fasci di luce, alcuni ostaggi palestinesi denudati e bendati, a capo chino di fronte ai mitra degli occupanti, venivano costretti a ripetere frasi di sottomissione nella gracchiante lingua artificiale dello stato suprematista:
"E noi vogliamo congratularci con la famiglia Atzolai. Tanto amore e grande successo. Noi, i terroristi di Gaza, abbiamo tanta paura della famiglia Atzolai. La famiglia Atzolai è molto, molto, molto rispettabile e importante e noi desideriamo essere schiavi della famiglia Atzolai per sempre. Lavorare per loro nei giardini e nella semina e fare un ottimo lavoro".
Particolare da non sottovalutare: proprio mentre all'Aja veniva aperto un procedimento contro Israele per genocidio e crimini contro l'umanità, essi aumentavano di intensità e di crudeltà. Si violavano allegramente tutte le convenzioni internazionali con un senso di impunità che annichiliva, prima tra tutte il diritto alla protezione di un popolo sotto occupazione.
E nessuno fiatava.
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