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"Può di nuovo accadere se dimentichiamo", anzi sta accadendo
di
Elisa Fontana
Oggi è il Giorno della Memoria e ricordiamo tutti con grande compenetrazione che orrore fu la Shoa, la persecuzione militarmente pianificata contro Ebrei, gay, disabili, comunisti, testimoni di Geova, zingari, oppositori politici e tutte quelle minoranze che potevano fare ombra e guastare il luminoso cammino della razza ariana e del grande Reich.
Dopo 80 anni possiamo ben dire che il ricordo si è affievolito, in molti non sanno nemmeno cosa furono i campi di concentramento, chi li volle e perché, le scolaresche vengono portate in gite di istruzione a Buchenwald o Auschwitz e capita anche che sia solo un'occasione per farsi un selfie sorridente su quei binari di morte.
E mentre si affievoliva e trascolorava nel ricordo comune questa Grande Bestialità (non me ne vogliano le bestie, che di razze e supremazie nulla sanno, né vogliono sapere, ma spesso il linguaggio umano ha pochi termini da opporre alla profondità dell'orrore), il mondo è stato solcato ancora da genocidi vari, o per motivi razziali, o per motivi politici: gli armeni, i curdi, i tutsi, i cambogiani, i palestinesi e chissà quanti ne dimentico.
Ma nessuno di questi genocidi ha mai impensierito più di tanto la politica o le coscienze mondiali di chi ha il potere, ma nemmeno dell'uomo comune.
Ci siamo tutti girati da una parte o dall'altra, o per convenienze politiche, o per disinteresse personale, o per interessi geopolitici che muovono masse di denaro enormi. E piano piano, parcellizzato il genocidio, uno qui, uno là, è entrato quasi nella normalità, fatto salvo il primo moto di orrore alla lettura dei quotidiani.
Per questo, mentre da un lato è cosa meritoria e indispensabile perpetuare il ricordo di cosa accadde in Europa nella prima metà del Novecento, dall'altro occorre registrare una sempre più stanca ritualità in una giornata in cui in pochi ormai hanno veramente contezza storica ed etica non solo di quel che accadde allora, ma anche di quanto accade oggi.
La Giornata della Memoria rischia di diventare la Giornata della Memoria Corta, per tutte quelle vittime che non abbiamo ritenute degne di ricordo da un lato e perché, dall'altro, vediamo nel mondo tornare ad alzarsi le braccia nei saluti fascisti, torniamo a sentir parlare di razze e di deportazioni, di caccia all'immigrato, di campi di concentramento e di tutto il repertorio nefando che credevamo seppellito.
A fronte del Mostro che rialza la testa, opponiamo una società in crisi, una politica mediocre e senza bussola e i soliti noti che sanno trarre il meglio per sè da questa miscela esplosiva. Scriveva Primo Levi: "È accaduto, quindi può di nuovo accadere. Può accadere se dimentichiamo". E a me pare che siamo di nuovo arrivati a quel punto della Storia in cui la dimenticanza è diventata la pistola fumante in mano al peggio dell'umanità.
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