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Avvelenare i pozzi
di
Paolo Mossetti
Lo dico davvero mantenendo tutto il distacco professionale possibile: è un po' grottesca questa idea che, siccome nelle immagini di Gaza si vedono dei civili, privati per 15 mesi di tutto, emergere da strade che sembrano Dresda e gioire per la propria sopravvivenza e per l'umiliazione del nemico che li voleva cancellare, allora quei civili forse non meritano di vivere, o forse la loro sofferenza adesso risulta meno autentica.
Al di là del fatto – ma è superfluo doverlo dire – che quella folla non è statisticamente rappresentativa di granché e fa parte di una guerra anche comunicativa da parte di Hamas.
Chi sceglie questo terreno argomentativo disumano e stupido, quello del «vedetele, le belve», dovrebbe riflettere su tutte le battaglie politiche e di immagine che ha perso rovinosamente in questi 15 mesi.
Chi legge queste provocazioni invece farebbe bene non amplificarle: restare al centro dell'attenzione, lanciare oziose insinuazioni e avvelenare i pozzi è proprio ciò che vuole chi è consapevole di essere in minoranza nella società ma viole sabotare la diplomazia.
(Quello che conta davvero lo ha anticipato Blinken giorni fa: il numero di bambini che si sono radicalizzati con la guerra, non solo in Medio Oriente ma nel mondo, è più grande di quello dei bambini uccisi, e forse, fosse solo per un fatto numerico, non ci conviene dichiarare crociate contro tutti quei bambini).
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L'ironia della guerra: Al Jazeera, che è vietata in Israele, viene trasmessa in diretta streaming al pubblico di Tel Aviv e ci fornisce uno sguardo sulle donne che vengono liberate, mentre la folla di israeliani democratici applaude.
È anche una prova di forza delle Brigate al Qassam, con la scelta di un luogo centrale come Saraya square, nel centro di Gaza City distrutta come Dresda, e di esibire i propri vessilli e colori.
È una immagine molto lontana dalla «vittoria totale» voluta da Netayahu e dalla Gaza «libera da Hamas» di cui parlava Biden, e per questo risulterà insopportabile ai segmenti filo-israeliani più rozzi e vendicativi, che faranno pressione sulla politica per accantonare al più presto la fase uno del cessate il fuoco.
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