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Prigioniera dell'unica democrazia del Medio Oriente
di
Rossella Ahmad
Era rinchiusa in una celletta di 2,5 metri per 1,5. Uno spazio angusto, con un solo mobile, una panca di cemento che fungeva da letto, ed un bagno fatiscente. Per poter respirare in una sorta di tomba senza ventilazione era costretta a stendersi sul pavimento, con il naso poggiato alla fessura della porta.
Il carcere era quello, famigerato, di Neve Tirza, a Ramleh, Palestina occupata, ben noto agli attivisti per i diritti umani che ne hanno denunciato nel tempo le rigide condizioni di detenzione. L'accusa: inesistente.
Degli ultimi dieci anni, Khalida Jarrar, deputata del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina nonché accademica presso l'università di Bir Zeit, ne ha trascorsi sei in carcere in regime di detenzione amministrativa. Vale a dire che vieni arrestato senza accuse specifiche, e senza possibilità di processo, per il solo fatto di essere palestinese.
Attivista di lunga data, aveva condotto numerose battaglie per garantire ai prigionieri palestinesi condizioni detentive più umane ed il diritto ad un equo processo. Al momento del suo ultimo arresto, era impegnata in una ricerca sulle condizioni delle detenute palestinesi per conto del Muwatin Institute for Democracy and Human Rights.
Si tratta della prigioniera di più alto profilo ad essere liberata nel primo gruppo di 90 palestinesi di cui Hamas aveva chiesto il rilascio. Tra essi, 69 sono donne e 21 sono i minorenni. Tra le donne, figura la 68enne moglie di Ahmad Sa'adat, leader del Fronte Popolare a sua volta in carcere dal 2002.
Visibilmente sofferente e provata, circondata dal cordone di protezione dei suoi familiari, Khalida appare irriconoscibile rispetto alle immagini di donna battagliera e risoluta con cui la ricordavamo, ed il video del suo arrivo a casa , nel villaggio di al-Bireh, presso Ramallah, ha suscitato enorme emozione in tutto il mondo.
La prima tappa è stata la tomba di sua figlia Suha, morta per arresto cardiaco nel luglio 2021. In quell'occasione le fu rifiutato un rilascio temporaneo per partecipare ai funerali della giovane.
Le condizioni fisiche e psicologiche dei detenuti palestinesi rilasciati contrastano nettamente con quelle degli ostaggi israeliani, trattati secondo il rispetto dei valori umani e dei principi etici della resistenza.
Lo stato genocida sta terminando la sua infausta e distopica esperienza nel consesso internazionale nella maniera più ingloriosa possibile. Tra una pulizia etnica ed un genocidio, la gamma di orrori perpetrati nel mezzo è impressionante.
L'unica democrazia del Medioriente.
Quante falsità in una sola frase.
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