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16 gennaio 2025
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Cultura della vita?
di Rosa Rinaldi

Sono indecenti, vergognosi i commenti di israeliani e filo israeliani, anche qui a casa nostra, che deridono i palestinesi che esultano all'annuncio del cessate il fuoco, scrivendo frasi aberranti secondo le quali la società palestinese sarebbe una società della morte che esulta nonostante i suoi morti, contro quella israeliana che sarebbe una "società della vita".

Eh sì, della vita, della LORO vita anzi della SUA, di Israele come entità collettiva, visto che in realtà pure gli ostaggi finora sono stati considerati sacrificabili rispettò al piano della "soluzione finale" .

Eh si, la loro cultura della vita che si è manifestata in una società profondamente incancrenita che distrugge i carichi umanitari, che non ha mai chiesto il cessate il fuoco per motivi umanitari, che ha messo fuori legge l'UNRWA, che è scesa in piazza per liberare gli stupratori di Sde Teiman, che ha costruito resort e spa per i soldati...

E il bello è che questi barbari che deridono i palestinesi probabilmente al posto loro avrebbero rispolverato dal cassetto il doppio passaporto per far ritorno nel paese di prima residenza. Sempre se non fossero stati imprigionati tra muri e filo spinato.

È indecente, come in Italia si inventino ogni giorno fenomeni di antisemitismo (come l'inesistente assalto alla sinagoga di Bologna), come sia considerato normale minacciare di antisemitismo anche chi condivide il video della marcia della Pace e non si faccia nulla per arginare questa islamofobia e questo odio etnico...

È indecente che nessuno chieda la chiusura di questi profili o di quei canali Telegram che raccolgono migliaia di depravati violenti razzisti che danno sfogo alle loro pulsioni onaniste coprofile deridendo i bambini e godendo delle macerie di Gaza.

Spero che tutti gli ebrei del mondo urlino forte che questo schifo non è nel loro nome.

E tranquilli, i festeggiamenti di Gaza sono stati già interrotti dai "cultori della vita" che stanno continuando a bombardare tende e sfollati, come ha documento il giornalista Anas-al-Sharif, uno dei pochi sopravvissuti al mediacidio di Gaza.

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