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15 gennaio 2025
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ICJ: cambio di presidente sfavorevole a Gaza
di Rossella Ahmad

Il nuovo presidente libanese Joseph Aoun ha scelto come premier - ma è solo un caso, ovviamente - Nawaf Salam, presidente della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja, il quale si è precipitato a Beirut per formare il nuovo governo lasciando vacante la carica all'ICJ. Anzi, per adesso il ruolo è passato al vice-presidente Julia Sebutinde. Poi si vedrà.

Ho qualche sospetto, ma il tempo dirà se questi siano fondati o meno. Rispolvero qualche ricordo: la Sebutinde, ugandese di nascita e anglosassone per studi e convincimenti, fu eletta alla vicepresidenza dell'ICJ nel febbraio 2024, a procedimento contro il genocidio a Gaza già iniziato. In quel procedimento fu l'unica, tra i 17 giudici permanenti chiamati a deliberare sulla plausibilità del genocidio e sulle misure da mettere in atto per impedirne la prosecuzione, a votare contro.

Il voto della Sebutinde fu così palesemente ideologicamente motivato che il governo dell'Uganda si sentì in dovere di prenderne le distanze e di dichiarare che esso non rifletteva in alcun modo la posizione del paese.

E questo è lo stato dell'arte. Tutto sembra sempre congiurare a favore di Israele, però come sappiamo il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E mai nella storia dell'umanità un singolo attore ha accentrato nelle sue mani tanto potere finanziario e mediatico.

State buoni quindi, narcisisti sostenitori dello stato genocida, che ravvisate in qualsiasi episodio sulla scacchiera internazionale a voi favorevole la mano del vostro dio: più verosimilmente si tratta di corruzione, mazzette, ricatti, strangolamenti, pressioni e denaro. Ciò che lo stato genocida sa fare meglio, dalla data del suo infausto ingresso nel consesso internazionale ad oggi.

Molto poco chiare anche le circostanze della possibile tregua a Gaza.

Per esperienza so che lo stato genocida non obbedisce ad alcuna logica ordinaria e rinuncia ai suoi progetti di sterminio solo se costretto da una disfatta sul campo oppure da promesse e lusinghe più allettanti.

Ora, apparentemente la disfatta è palestinese. Gaza è distrutta in ogni suo parametro esistenziale, con una popolazione decimata dall'assalto barbarico e resa invalida - soprattutto i bambini - in altissima percentuale. Ma, a parte la distruzione sistematica e l'assassinio indiscriminato di masse di innocenti, la situazione di Israele secondo parametri puramente strategici non è così rosea.

Nessuno dei suoi obiettivi dichiarati è stato perseguito: né la distruzione della resistenza, che è un progetto metafisico - la Resistenza esisterà sempre fintantoché esisterà l'oppressione - né la liberazione degli ostaggi israeliani.

Per inciso, tutti i militari coinvolti negli eccidi a Gaza sono stati identificati ed i loro nomi saranno portati dinanzi alla Corte Internazionale. La loro vanità, il loro senso di impunità ed il narcisismo fuori controllo di filmarsi mentre commettevano crimini inenarrabili contro l'umanità costerà loro molto caro.

Si spera ovviamente nella imparzialità della Corte Internazionale, mai più incerta di oggi.

Gli avvenimenti in Cisgiordania confermano i miei dubbi. Stretta tra l'aggressione israeliana ed il collaborazionismo dell'autorità palestinese, politicamente debole, disarmata e con i gruppi della Resistenza ridotti ai minimi termini - il compito di polizia per conto dell'occupazione è stato ben assolto da Mahmoud Abbas e compagni di merende - la Cisgiordania è il boccone pregiato che Trump ha promesso ad Israele, assieme alla prosecuzione degli infami accordi di Abramo, impossibili da conseguire mentre va in onda lo scempio a Gaza.

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