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La hasbara corre sul filo
di
Rossella Ahmad
La hasbara corre sul filo. Invisibile ma pervasiva come poche cose.
Bisogna contrastarla con la forza della verità e nessuno tra noi si sottrae a questo dovere sentito come sacro. Le mie amicizie sono attente quanto me alla disinformazione tentata come estrema ratio dai difensori dello stato genocida per giustificare crimini non più occultabili e mi mettono al corrente con preoccupazione di ciò che mi sfugge.
Intanto vorrei sfatare la leggenda delle leggende, quella che sortisce più successo presso gli hasbara-nik ed il loro pubblico: Gaza non è mai stata una free Land. Lo ha riconosciuto persino il sionista per eccellenza Piers Morgan, il quale, incalzato da uno strepitoso Bassam Yousef, dichiara che, effettivamente, controllare le risorse della striscia fino al punto di poter chiudere qualsiasi rubinetto per i rifornimenti vitali (acqua, cibo, elettricità) significa di fatto occupare il territorio.
Indi per cui sì, Gaza era un campo di concentramento controllato dall'esterno dai suoi carcerieri e chi dica il contrario dovrebbe anche spiegare la circostanza di cui sopra.
Secondo argomento più quotato, quello secondo cui in israele non sia vigente un sistema di apartheid essendo le forze di polizia composte per il 22% da individui non ebrei, percentuale che si riflette anche nella composizione dell'idf e di altri albi professionali, in cui è presente una certa quota "legale" di non ebrei.
Tutto ciò non significa nulla. Nello "stato per soli ebrei", i non ebrei possiedono uno status discriminato indipendentemente dal lavoro che svolgono. Lo stato di apartheid è ravvisabile in dozzine di leggi che privilegiano gli ebrei in ogni ambito della vita, dall'acquisizione di terre al ricongiungimento familiare.
Inutile sottolineare che il gruppo più discriminato sia quello dei palestinesi del '48, ossia di quei palestinesi non sottoposti a pulizia etnica nel 1948. E, per ciò che concerne le forze militari, le percentuali di non ebrei sono rappresentate esclusivamente dai drusi, gruppo etnico che, al pari delle comunità beduine del Najab, per garantirsi la sopravvivenza, è sempre stato storicamente dalla parte del potere.
La discriminazione diviene regime di apartheid accertato nei territori occupati, dove i palestinesi sono chiusi in bantustan da cui è difficilissimo uscire incolumi, le cui acque sono dirottate per la stragrande maggioranza in israele e sottratte ai legittimi destinatari, i cui abitanti sono sottoposti al più duro sistema di negazione istituzionalizzata di ogni diritto umano e civile.
Torno a Gaza, perché il genocidio ivi consumato ha fatto saltare le rotelle a parecchi.
Difendere il diritto di israele di colpire e distruggere ospedali, personale sanitario e degenti inclusi, qualifica immediatamente chi lo faccia. Seppure - per assurdo, visto che qualsiasi agenzia internazionale e persino i media sionisti più accreditati come il Washington Post ed il NYT lo hanno categoricamente smentito - fossero usati come depositi di armi , nulla ne giustifica la distruzione sistematica.
Distruzione che ha coinvolto peraltro tutte le strutture civili di Gaza, comprese scuole ed università, luoghi di ritrovo e associazioni culturali, progetti giovanili ed abitazioni, archivi e musei, chiese e moschee. Tutto ciò che sia necessario per la prosecuzione di una qualche forma di vita sul territorio. I dati forniti da questi disgraziati sono tutti non verificati e non verificabili, in massima parte emanati da quella fabbrica di bugie a getto continuo che risponde al nome di governi sionisti.
Per inciso: questa gente costruisce il suo personale racconto a partire dal 7 ottobre, occultando dalla sua narrazione il dato più importante e cioè che la Palestina è un territorio occupato, anzi, in cui imperversa il più letale concentrato di occupazione militare e colonialismo d'insediamento, e ciò accade da quasi ottanta anni. Il dato viene occultato per dare l'impressione, ad un pubblico sprovveduto, che tutto nasca da un vacuum e per giustificare l'uso completamente distorto dei termini, il primo dei quali è "terrorismo".
Dai dati falsati vengono fuori i numeri a caso sui militanti uccisi. E qui mi viene in aiuto sempre il solito impensabile Piers Morgan, il quale in un celebre video che postai mesi fa, nel corso di un'intervista con un rappresentante del governo israeliano, si meravigliò della bizzarra circostanza secondo cui il governo sionista non sapesse quanti fossero i morti di Gaza ma conoscesse perfettamente il numero dei militanti uccisi, ed incalzò il millantatore fino a farlo quasi confessare che stava in realtà mentendo spudoratamente.
Ultima cosa. L'uso sionista del termine taqiyya come mezzo per screditare i musulmani - cioè i palestinesi: non potendo in altro modo, si fa ricorso alla facile propaganda islamofobica - è assolutamente fuori contesto, sappiatelo. Nel contesto islamico, come qualsiasi altro precetto, essa ha precisi ambiti di applicazione.
Non significa assolutamente che per il musulmano sia lecito mentire - assolutamente vietato e senza deroghe, sia in contesti islamici che non islamici - ma si può fare ricorso alla taqiyya solo ed esclusivamente quando la vita del fedele sia gravemente e certamente in pericolo. Per il resto, la condotta del musulmano nei confronti del suo prossimo è la stessa, in ogni ambito egli si trovi a vivere.
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