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Gaza: manca un Battiato
di
Antonella Salamone
Quattro dicembre 1992, Franco Battiato saliva sul palco del Teatro Nazionale di Baghdad per un concerto a sostegno della popolazione irachena isolata dal resto del mondo. Da poco erano cessate le ostilità della prima guerra del Golfo, iniziata nell’agosto del 1990 e terminata sei mesi più tardi.
All’Iraq furono imposte durissime sanzioni economiche con conseguenze disastrose sui civili inermi cui mancavano generi di prima necessità e cure mediche. Invitato dall’ambasciata irachena, Battiato accolse l’invito recandosi in una nazione invisa all’Occidente, attirandosi le critiche di quanti additavano gli iracheni come nemici della pace. L’artista fu il primo a forzare l’embargo e il concerto, realizzato a sostegno di “Un ponte per Baghdad” fu trasmesso in televisione per raccogliere fondi per i bambini iracheni.
“Lo scopo della mia visita in Iraq è umanitario, perché non trovo giusto che un popolo debba soffrire per colpe non sue”.
Arrivò a Baghdad incontrando musicisti iracheni sprovvisti degli strumenti necessari per il concerto, si rese conto che non c’erano libri e che la cultura avrebbe faticato a diffondersi tra la popolazione più giovane. Contribuì a suo modo affinché nel resto del mondo si accorgessero dell’emergenza in cui versava la gente in Iraq e perché le restrizioni dell’embargo fossero meno stringenti, a vantaggio dei più deboli.
Sul palco fu accompagnato dall’orchestra sinfonica nazionale d’Iraq diretta da Mohammad Othman e dall’orchestra Italiana diretta da Antonio Ballista e Giusto Pio.
Aprì il concerto cantando in arabo L’ombra della luce, una canzone che è preghiera e che gli fu tradotta da Ali Rashid all’epoca portavoce dell’Olp in Italia.
Le canzoni che seguirono furono scelte per narrare le conseguenze devastanti della guerra.
Fu un’esperienza di speranza con L’oceano del silenzio che annunciò il sorgere di una Luce in mezzo alle tenebre.
In chiusura del concerto, Battiato eseguì in arabo la popolare Fog El Nakhal perché la musica è una lingua comune ai popoli della terra che li unisce come veri fratelli.
Così accadde quella sera.
Manca più che mai una figura come Battiato, disposto a spendere la propria fama e notorietà mondiale per una causa di pace e giustizia.
Manca in queste ore in cui a Gaza muoiono bambini innocenti e continuano i bombardamenti su civili inermi.
Franco Battiato è stato anche questo.
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