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06 gennaio 2025
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Elias, la bomba e la bandiera palestinese
di Rossella Ahmad

Come sappiamo, nell'entità coloniale non esiste un patrimonio culturale "israeliano", né storico, né archeologico né di alcun genere. Tutto ciò che è resistito alla calata degli Unni, è retaggio ancestrale del popolo palestinese. Ogni comunità presente oggi sul suolo della Palestina occupata non ha né legami con il territorio né con le altre comunità, se si esclude ovviamente il fattore religioso. Ed oggi neanche più quello.

Consistenti gruppi di coloni immigrati dall'ex-Urss si definiscono addirittura non ebrei, ma vengono accolti e fatti insediare perché funzionali alla colonizzazione della Palestina. Esiste però un ministro del patrimonio culturale "israeliano", che risponde al nome di Eliyahu. Si fa per dire, ovviamente. Appartenente ad una famiglia di ebrei iracheni, il suo cognome reale è Elias, poi ebraicizzato in Eliyahu, appunto.

Abbiamo imparato a conoscere Elias agli inizi di questo drammatico capitolo della storia palestinese, quando nel novembre del 2023 invocò l'opzione nucleare su Gaza. Facendo due errori, il primo di comunicazione come rilevò il suo capo di governo Mileikowsky: ufficialmente israele non possiede l'arma nucleare, caxxo dici? E poi di immagine: pensare di utilizzare bombe atomiche su un territorio così esiguo dava la cifra esatta del numero dei suoi neuroni.

Fu quindi momentaneamente escluso dal governo di psicopatici dell'entità genocida, poi ripescato in qualche modo.

Il suo partito di appartenenza è l'Otzma Yehudit, lo stesso del suo omologo ebreo iracheno Itamar Ben Gvir, definito di estrema destra, kahanista, per la supremazia ebraica ed il razzismo anti-arabo e discendente diretto del partito Kach, dichiarato illegale persino secondo i larghissimi parametri israeliani.

Due parole sul kahanismo a cui si rifà Otzma Yehudit: trattasi di un movimento estremista religioso ebraico di ideologia sionista. Fondato dal rabbino statunitense Meir Kahane, la sua ideologia è imperniata sulla guerra per la risoluzione del problema palestinese e dell'anti-ebraismo dei paesi arabi, ed auspica una costituzione teocratica istituita secondo la Halakha, ossia la legge biblica e le tradizioni talmudiche e rabbiniche.

Il ministro in questione, residente tra l'altro nella colonia illegale di Rimonim, nella Cisgiordania occupata, ha molto recentemente dichiarato che chi sventoli un vessillo palestinese dovrebbe essere condannato a morte.

Non sottovalutiamo le parole di questi mostri malvagi. Ricordiamocene, anzi, quando il sangue inizierà a scorrere anche nelle strade europee.

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