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Il Medioriente che verrà
di
Rossella Ahmad
Il Medioriente che verrà secondo i desiderata israeliani. Un Medioriente senza più palestinesi, con gli affaristi del Bahrain che baciano sulla bocca gli affaristi di Sion e tutti vissero allegramente facendo i loro interessi nella terra di Palestina, coperta di cumuli di cadaveri. Questo il senso di una foto-fake, una delle tante, che sta circolando, non moltissimo per la verità, su alcune pagine sioniste.
Intanto la foto risale al 2020. Benedetto sia l'occhio che osserva. Gli individui in mascherina che appaiono nell'immagine ci dicono chiaramente che la foto non è recente. Già mi tranquillizzo e ripongo in un anfratto dell'ugola le imprecazioni in aramaico che mi si erano spontaneamente poggiate sulla punta della lingua. Cerco l'immagine su Google e, manco a dirlo, ne viene riportata data, 2020 appunto, e protagonista. Tale Ahmjad Taha, già noto per i suoi exploit filo-sionisti che gli avevano fatto guadagnare il diritto all'ambitissima cittadinanza bahreinita.
Nel 2020, infatti, gli Emirati erano tutti impegnati nella realizzazione degli Accordi di Abramo, la normalizzazione cioè dei loro rapporti con l'entità sionista, culminati tre anni dopo nell'apertura dell'ambasciata israeliana a Manama. Esattamente un mese prima degli eventi dell'ottobre fatidico. Le immagini dei festeggiamenti all'interno della rappresentanza diplomatica mentre in Palestina si moriva falciati come mosche ebbero il potere di farmi contorcere lo stomaco al punto tale da non riuscire più a mangiare per giorni. Provate a cercare in rete e sappiatemi dire.
Il core a core tra Sion e Bahrain era stato predisposto, incoraggiato e reso possibile da una rete di faccendieri, collaborazionisti, spie e affaristi per i quali la mattanza in Palestina non contava un caxxo, mentre contavano, e tanto, le montagne di transazioni finanziarie e dollari che ciascuna delle parti in causa portava in dote. Un matrimonio d'interesse sognato di notte dagli emiri, il cui ben noto complesso di inferiorità nei confronti dell'occidente rendeva particolarmente impazienti di entrare ufficialmente nel club degli amici fidati dell'élite globalista.
Il nuovo Medioriente, quello delle paci separate, con i palestinesi relegati al ruolo di dannati della terra, sognato dai collaborazionisti in questione fino all'ottobre 2023, è una foto vecchia in realtà. Gli eventi posti in essere dalla Resistenza, lunga vita ad essa, hanno temporaneamente mandato i progetti dei traditori a gambe per aria ed ancora in quella posizione sono, rassegnatevi.
L'onda anomala di sangue palestinese ha fatto vergognare persino i re e gli emiri, notoriamente senza vergogna, e dubito che essi abbiano l'animo di replicare, almeno per adesso, l'amplesso del 2020.
Su Ahmjad Taha non vale la pena spendere più di due parole. Uno dei fondatori dello Sharaka Institute, con lo scopo di fare attività di lobbying presso gli stati arabi per il riconoscimento dell'entità sionista, è tristemente noto per aver chiesto il rafforzamento della presenza militare israeliana nelle Alture del Giulan siriano e per aver definito i gruppi della Resistenza palestinese "un mucchio di terroristi". L'arabo da cortile per eccellenza.
L'antica figura del traditore Efialte, passato alla storia per aver consegnato al nemico i suoi compatrioti in cambio di un po' di denaro, e tutte le espressioni umane che nelle ere storiche ne hanno ricalcato le orme, per alcuni è il nuovo che avanza.
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