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Sovranità dell'Italia e cittadine in prigione all'estero
di
Mario Cosenza *
Su Cecilia Sala.
Qua non c'entrano né l'empatia, né la simpatia politica.
Mi pare ovvio che, per i figli della cultura di Beccaria e Filangieri, assistere ad arresti senza motivazione chiara e scritta è inconcepibile; così come nel mio cuore, a livello personale, la condizione di qualsiasi detenuto mi genera enorme angoscia (ma non per questo ignoro la necessità del sistema penale; né universalizzo il foro privato).
Non c'entra neanche il fatto che la giornalista Sala ha espresso opinioni su Gaza per me ributtanti, entrando nel grande calderone dell'opinionismo genocidario (o meglio, dei negazionisti dello stesso, o che si danno al puro sofismo per cui "non è genocidio" secondo non so quale dizionario e dunque sostanzialmente va bene così, hanno diritto a difendersi etc. etc.) per piattaforme e giornali che io detesto e che dunque non la ho in alcuna simpatia.
Non c'entra neanche che da più un anno assistiamo a orrende uccisioni di giornalisti che hanno la colpa di cercare di portare la luce sullo sterminio in corso e invece ora ci addoloriamo esclusivamente per un arresto (che non è un niente, ovviamente).
Né c'entra la stucchevole ondata social in salsa liberal volta a designare un'eroina per la libertà (che non aveva nessuna intenzione di esserlo), ondata fatta di stupido poserismo e di colonialismo introiettato (le misure degli altri sono sempre barbare; come attenzione, una giornalista italiana vale quanto migliaia di giornalisti uccisi; esiste un'astratta "libertà", sostanzialmente quella liberal-democratica, il resto è oscurità, non esistono contesti e condizioni materiali e si ha il diritto di esportare la democrazia, punto).
Qua c'entra una cosa per la quale vari giuristuncoli (anche qui, alcuni li bloccai liberandomi) mi dissero che erano pensieri filo-putiniani solo perché non ci si accodava alla caccia al russo e si sosteneva che, dando le armi all'Ucraina, eravamo ufficialmente in guerra.
Appunto: l'Occidente è in guerra, l'Italia, sua pedina misera, anche.
Questo arresto fa parte dello scenario della guerra mondiale a pezzi in cui siamo immersi, con le sue alleanze sottili o evidenti.
Le guerre oggi non possono che essere ibride: tecnologiche, diplomatiche, concrete, tutto.
L'Italia ha per l'ennesima volta devastato i suoi interessi e il suo posizionamento autonomo obbedendo agli USA e arrestando su richiesta cittadini iraniani; l'Iran ha reagito arrestando la prima capitata (così pare di capire; e se è così, Cecilia Sala è indubbiamente una vittima).
Le domande sono tante: queste cose accadono all'Italia perché percepita come anello debole della catena Nato? La risposta è per me: SÌ.
Questione di credibilità concreta e sovranità: se per decenni hai sparato su quest'ultima considerandola un ferro vecchio della storia mentre gli altri non erano così folli, questo ti accade. L'Italia è una piattaforma statunitense nel Mediterraneo e se ne necessaria sarà sacrificata. La sua classe dirigente ha da tempo scelto di seguire il padrone e di scaricare interesse e settori popolari nell'immondizia.
Allora ti può capitare che tu venga messo nel tritacarne, non abbia la forza di opporti, e i tuoi cittadini in giro per il mondo - accorti o meno, bravi nel loro lavoro o meno, non importa - siano in pericolo. E tu non puoi fare niente per ribellarti perché sei diplomaticamente e politicamente vassallo, la tua sovranità è dissolta nel coacervo a tradizione franco-tedesco (e, ormai, polacco) e tu sei letteralmente nulla, mentre alte realtà politiche continuano a utilizzare le leve più ferine della sovranità politica e non rinunciano a esistere.
Perché disattivata la sovranità democratica e disattivate le tue autonomie strategiche e la tua altissima passata scuola diplomatica, ti resta solo la sovranità come proiezione bellica. E tu non hai alcuna leva per liberare le cittadine che dovresti liberare.
* Dottore di ricerca e culture della materia in Filosofia Morale
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