Ospedale Kamal Adwan: aggiornamento
di Alessandro Ferretti

Terzo giorno di assedio completo contro l'ospedale Kamal Adwan: aggiornamento di stamattina.

I bombardamenti sono continuati tutta la notte. Un video girato stamattina dall'interno dell'ospedale mostra un veicolo blindato israeliano telecomandato che deposita un enorme cassone di legno contrassegnato con la parola "Pericolo" a pochi metri dall'ingresso. Questo tipo di veicolo è noto soprattutto per il trasporto di esplosivi utilizzati per distruggere interi blocchi residenziali.

Ormai a Gaza ci sono cadaveri sparsi ovunque, perché Israele spara su chiunque provi a raggiungerli: in alcune immagini diffuse ieri si vedono cani e gatti affamati che se li mangiano.

Il dottor Abu Safia ha reiterato l'appello per un corridoio umanitario. Nell'ospedale ci sono 400 persone tra cui oltre 90 pazienti, neonati in incubatrice, tutti senza cibo da oltre due giorni. Nessuno interviene, la stampa ne parla a malapena ma tanto la società "civile" è troppo impegnata ad accapigliarsi su Tony Effe.

Guardando l'intervista in cui il dottor Abu Safia descrive gli abissi dell'orrore in cui si dibattono centinaia di persone, al medico Ghassan Abu Sitta è venuto in mente un passaggio di "Se questo è un uomo", di Primo Levi: "Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Piú giú di cosí non si può andare: condizione umana piú misera non c’è, e non è pensabile."

Purtroppo il dottor Abu Sitta si sbaglia: domani sarà ancora peggio, e dopodomani ancor di più. Il genocidio in corso ci ha insegnato che quando l'odio e la ferocia assassina vengono costantemente e pubblicamente giustificati e normalizzati, non c'è alcun limite alle atrocità che gli uomini possono perpetrare.

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