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Siria: basi russe piene di risorse che la NATO non può volere in Ucraina
di
Francesco Dall'Aglio
La Maxar Technologies, ditta statunitense che fornisce immagini satellitari, ha pubblicato una serie di fotografie dell'aeroporto di Hemimim e del porto di Tartus, le due basi russe più importanti in Siria.
In entrambi i casi si vede una gran quantità di mezzi militari (camion, MRAP, trasporto truppe) pronte per essere imbarcate; i mezzi provengono chiaramente dalle altre basi russe in Siria, che sono state abbandonate.
A conferma ulteriore, la nave da sbarco "Aleksander Shabalin" è stata segnalata in entrata nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra, verosimilmente diretta a Tartus.
Questo gran movimento di mezzi che lasceranno il paese, ad ogni modo, non chiarisce la sorte di Hmeimim e Tartus, che al momento funzionano entrambe a pieno regime: sia il governo russo che il nuovo governo siriano mantengono una certa ambiguità sulla questione, dichiarando soltanto che lo status delle basi andrà chiarito più avanti.
Che la Russia voglia mantenerle è abbastanza ovvio, e se riuscisse ad accordarsi con il nuovo governo la cosa non sarebbe troppo problematica - del resto a questo punto servirebbero solo come basi logistiche e avrebbero un ruolo importante per gli aiuti umanitari e le importazioni di petrolio e grano che al momento sono sospese ma che possono ripartire immediatamente, una volta trovato l'accordo.
Sempre ieri Vasilij Nebenzya, il rappresentante permanente della Russia preso le Nazioni Unite (un personaggio straordinario, l'anello di congiunzione tra Lavrov e Medvedev), ha chiesto all'Assemblea di rimuovere le sanzioni imposte ala Siria e ha affermato che la Russia è sempre disposta a fornire assistenza "al fraterno popolo siriano": popolo siriano che, se davvero le intenzioni bellicose di Erdogan dovessero rivelarsi tali, potrebbe non essere pregiudizialmente contrario al prolungamento della presenza russa nel paese, pur se ridotta.
E a proposito della riduzione: l'entusiasmo atlantista sull'ennesima "umiliazione" inflitta a Putin si è calmato molto presto, per un motivo estremamente semplice e, ragionando (appunto...) prevedibile.
Tutti quei mezzi in perfetto stato operativo troveranno molto presto la strada del Donbas, così come i reparti di "musicisti" che in Europa sono stati sbandati, ma restano pienamente operativi in Africa e Asia e hanno una certa propensione per l'attività fisica estrema.
Se fossi un NAFO, ma per fortuna non lo sono, avrei molto piacere che tutta quella roba e tutti quegli uomini restassero in Siria.
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