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15 dicembre 2024
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Nuova Siria e avvento di Trump nello scenario BRICS
di Sandro Valentini

Vedo molta confusione tra chi sostiene la visione multipolare su due significativi eventi: la elezione di Trump e la fine della Repubblica araba di Siria.

Non mi stancherò mai di ribadire che i Brics non sono un campo, un fronte antimperialista. Non sono insomma una variante del disciolto campo socialista con la fine dell'Urss. Sono una risposta all'unipolarismo Usa dopo la mutazione in Occidente del capitale, da sistema monopolistico di Stato a dominio assoluto della finanza.

Con questa mutazione del capitale si sono messi in discussione due pilastri fondamentali del Novecento: la centralità del lavoro e con essa anche la centralità del sistema produttivo capitalistico e la funzione di governo dell'economia e di intervento delle politiche sociali da parte dello Stato, delle sue istituzioni. La politica quindi è stata privata della possibilità di svolgere l' azione più importante, cioè quella di indicare e decidere sulle linee di intervento per la crescita economica, produttiva e sociale.

La parola programmazione non a caso è stata del tutto rimossa, scomparsa dal dibattito politico. Non siamo più in Occidente in un sistema capitalistico monopolistico, ma in un sistema dominato dal capitale finanziario che ha bisogno di uno Stato debole, di un regime politico a-democratico, di sottomettere sotto il suo ferreo controllo speculativo pure le vecchie borghesie nazionali e la componente industriale e produttiva del capitale.

La merce che più viene scambiata dal capitale finanziario è il denaro. È ancora attuale la considerazione di Marx che la merce unifica globalmente il mercato. Ma il fatto è che oggi la principale merce in Occidente è il denaro e più è virtuale e meglio è. La moneta insomma da strumento di mercato si è trasformata in merce.

Da questa situazione sono nati i Brics, sull'asse strategico Russo/Cinese. Riproporre la centralità del lavoro e un sistema di produzione di beni tramite uno Stato che indirizza e controlla la crescita produttiva. Per questa ragione hanno aderito ai Brics paesi a orientamento socialista, paesi con diverse forme di capitalismo monopolistico di Stato, paesi del Sud globale emergenti.

I Brics sono per la globalizzazione, per la circolazione di merci e mano d'opera, possibilmente qualificata, ma non sono per la globalizzazione finanziaria speculativa, la sola che interessa all'Occidente, tramite la quale continua la rapina e il saccheggio del Sud del mondo. Basterebbe questo a spiegare perché i Brics non sono un movimento antimperialista. Come certamente convivono altre contraddizioni al suo interno: la lotta di classe e per il socialismo in primo luogo. Ma questo blocco di paesi, chi con maggiore determinazione e magari con una visione più avanzata e chi oscillando poco e molto, è unito nel contrastare il dominio del capitale finanziario.

Per questa ragione tutte le forze davvero rivoluzionarie in ogni angolo del globo sostengono i Brics pur conducendo una dura lotta per la democrazia e la giustizia sociale cercando di calibrare però la loro azione politica nel tener conto del fondamentale scontro in atto tra Occidente e resto del mondo.

Tutto ciò è stato reso possibile dalla alleanza tra Russia, grande potenza militare e infinite risorse di materie prime e la Cina, la prima potenza economica del globo.

Siamo usciti, con la sfida della Russia in Ucraina, dall'unipolarismo Usa funzionale al dominio del capitale finanziario. Il nuovo ordine multipolare ancora non si è affermato. Siamo in una fase di transizione, lunga e complessa. E nelle fasi di transizione i colpi di coda sono terribili ed estremamente pericolosi.

Questo scontro è in atto anche negli Usa dove è in corso un duro confronto di classe dell'alto. Da una parte, per esemplificare, Biden espressione delle grandi oligarchie finanziarie statunitensi protagoniste del dominio globale del capitale finanziario, e dall'altra parte Trump espressione dei settori produttivi capitalistici americani. La ho detta, per brevità, in modo schematico, la situazione è ovviamente più articolata, ma la sostanza è questa.

Se non si coglie questo dato di fondo non si comprende la durissima lotta in corso negli Usa che inevitabilmente coinvolge tutto l'Occidente e tutti quei poteri legati o a un polo o all'altro. Non sono una variante dello stesso imperialismo come era nel passato. E quando affermo ciò non sostengo che Trump non sia portatore di politiche imperialistiche o quindi sia il buono, ma solo che ha una visione per diversi aspetti non dissimile da certi paesi che guardano ai Brics, ad esempio la Turchia.

Trump sa che con la Russia e la Cina deve competere aspramente e duramente e proprio per questa ragione si pone l'obiettivo di ricostruire nel paese un potente tessuto industriale che oggi più non ha e agganciarlo strettamente alle nuove tecnologie e alla difesa del dollaro come moneta dominante.

Allora quando leggo analisi sulla caduta di Assad come quelle di grave battuta di arresto del processo multipolare, di sconfitta strategica delle forze antimperialiste, di indebolimento della Russia e dell'Iran o della stessa Cina, colgo un dato fortemente negativo. Non si è ancora compreso cosa sono i Brics e la reale posta in gioco.

Certamente la sconfitta c'è stata ma non mi pare strategica ma di riposizionamento rispetto un Assad con scarsi consensi e tradito anche dai suoi generali e che non ha colto l'offerta di Erdogan preferendo la tutela della Lega araba, delle monarchie del Golfo a quella dell'Iran.

Tutti i principali attori in Medio Oriente sono ancora in campo. Ognuno con i suoi obiettivi. Una situazione molto aperta, con giochi di sponde che anche i russi non disdegnano a fare.

Ma non si dica che la Siria antimperialista non c'è più. Assad non ha mai fatto parte della Resistenza scita, l'unica che ha condotto davvero una politica antimperialista. Non si confonda la lotta contro il sionismo con l'antimperialismo. Sono cose molto diverse. Haman è anti-sionista ma non è antimperialista. È una costola dei Fratelli mussulmani egiziani e formazione filo turca che ha sempre combattuto tra l'altro Assad, tanto per fare un esempio.

Russia, Cina, Iran più di quello che fanno per la Palestina non possono fare. Senza l'Europa, oggi tutta protesa e schiacciata su Israele e sugli Usa, una soluzione giusta per i palestinesi non è possibile. Questa è la sua responsabilità storica. Aver rinunciato a una sua politica autonoma contribuendo a nuove tragedie umanitarie, prima Gaza ora di nuovo la Siria.

La costruzione di un ordine mondiale multipolare è un processo lungo, irto di conflitti, guerre, tensioni e sofferenze, non è un pranzo di gala, ma è un processo oggettivo che scaturisce da situazioni reali e da reali rapporti di forza e non solo dalle singole soggettività. Le si danno e a volte anche si prendono.

Siamo solo all'inizio nell'attraversare questa fase di transizione e per completarla occorre lottare; lottare prima di tutto per la pace, per scongiurare che le guerre fatte a pezzettini si trasformino in guerra nucleare mondiale. E russi e cinesi si muovono con razionale prudenza che è confusa o scambiata per debolezza e mancanza di determinazione da molti, ma hanno ben chiaro, nonostante le continue provocazioni ed escalation occidentali, che un conto è un percorso di lacrime e sangue per costruire un nuovo ordine mondiale altra cosa è una guerra nucleare.

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