Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
13 dicembre 2024
tutti gli speciali

La kufiya nel presepe
di Rossella Ahmad

Ieri la notizia meno grave tra tutte quelle lette, ma la più esemplificativa del livello di sottomissione di ogni segmento di questo putrido occidente verso il progetto sionista: l'acquiescenza con cui il vaticano obbedisce agli ordini della cupola, sfregiando letteralmente il dono della città di Betlemme, una rappresentazione della Natività in cui un piccolo Gesù giace avvolto in una kufiya palestinese.

La rimozione della kufiya è più che uno sgarbo, a mio avviso. È un insulto verso chi quel regalo te lo ha inviato, come simbolo dei patimenti di una popolazione sottoposta ad un genocidio. Non si trattava di un semplice dono: recava con sé un messaggio. Un messaggio che hai voluto occultare.

Non vorrei aprire l'ennesimo flame per bambini deficienti sull'ascendenza di Gesù, che francamente mi interessa come una partita di bocce al circolo parrocchiale. In questi tempi amari, poi.

Eppure questa è la scusa che si sono inventati per costringere il vaticano alla rimozione, con tutto il carico di prepotenza passivo-aggressiva che questi qui si portano dietro e che inficia qualsiasi discorso pubblico, unita ad una vittimizzazione che dà ormai il voltastomaco. “La "palestinizzazione” dell’ebreo Gesù non è una novità in ambito ecclesiastico", scrive un certo Adam Smulevich sulle "Pagine Ebraiche", a dimostrazione che sì, c'è grande confusione sotto il sole nell' uso dei termini, ma che questa confusione viene strategicamente alimentata per motivi di propaganda politica e di coercizione.

Il messaggio di Betlemme non è che Gesù sia palestinese e quindi per questo indossi la kufiya. Una sorta di tradizione allegramente rimarcata a caxxo. Al contrario: indossa la kufiya come simbolo di una sofferenza non più occultabile, soprattutto per chi abbia visto la luce in quella terra violata. Ma ovviamente l'interpretazione dei simboli lasciamola a chi abbia sufficiente sensibilità per comprenderli.

Ciò che stupisce, come dicevo, è l'acquiescenza con cui l'occidente si piega al volere di questa cricca. È qualcosa di ripugnante, di malato. Non vi è, presso costoro, alcuna possibilità che la sofferenza palestinese sia accolta, rispettata e considerata qualcosa di più che un fastidio da nascondere sotto il tappeto dell'omertà e del doppio standard.

È la ghigliottina che lambisce il collo di chi attende giustizia.

È il farla franca sempre e comunque.

È la fine del Medioriente e poi del mondo per come ce lo siamo immaginato - perché finora non siamo stati altro che farfalle che sognavano di essere uomini, ne sono certa - che avviene alla luce del sole, mentre tutti tacciono.

Sono le ultime parole del sionista di turno, tronfio come solo loro possono essere dall'alto di una montagna di cadaveri, lette prima di chiudere il mio tuffo negli orrori presenti e futuri: abbiamo vinto, tra un anno tornerete a guardare Netflix, e vi sarete dimenticati della farsa di oggi.

Che gente vegeta sulla faccia della terra, signora mia.

Meno male che esiste l'imponderabile. E noi che lo attendiamo. E siamo più di voi.

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU GAZA


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale