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10 dicembre 2024
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Folgorati sulla via di Damasco
di Stefano Masson

IL TEATRO SIRIANO: TERRORISTI MODERATI, ASSADISTI "IO, ASSAD, MANCO LO COGNOSCO", ISRAELE ÜBER ALLES

A ventiquattr'ore dalla solenne promessa del Jihadista Giovane Marmotta che non vi sarebbero state violenze e ritorsioni, circolano già i video con le esecuzioni sommarie di soldati siriani prigionieri. Ciononostante, pare che tutti i media occidentali siano concordi: ribelli moderati.

Tamponata la nausea, dobbiamo tuttavia convenire: saremmo ancora dalle parti del doppio standard liberale, cui ormai siamo abituati. La surrealtà della situazione siriana è però più profonda. E non c'è nulla di più surreale dei ministri, dei funzionari, dei mezzibusti assadisti che collaborano con questi nuovi "moderati" e gioiscono per la "libertà ritrovata".

Anche oltre i nostri cari, vecchi badogliani.

Dandoci comunque una vaga idea (probabilmente mai ne avremo una cognizione precisa) di quale complessa e lunga contrattazione sia avvenuta tra grandi attori internazionali e settori del regime.

Almeno a Damasco, nei palazzi del potere e sui nostri media, la recita sembra funzionare. Con i jihadisti, che a questo punto possiamo anche definire "moderati" per scelta registica, a far giusto da comparse.

Anche qui, siamo oltre le eterodirette "rivoluzioni colorate" e "primavere arabe" assortite (cui siamo abituatissimi): è la prima caduta di un regime in cui tutti recitano a soggetto con ottima conoscenza del copione (persino il grande sconfitto, l'Iran, conosce evidentemente a menadito la parte da recitare).

Tocco ulteriore di surrealtà: coreografia e scenografia. Dico coreografia e scenografia, perché nonostante la spettacolarità e il dinamico trambusto nessuno ha aperto bocca: è scena muta, nessun commento, da nessuno degli attori principali.

Israele si gode la sua vittoria pressoché totale nell'indifferenza dei più. E dunque, un altro pezzetto di Siria, dopo il Golan d'antica data, già conquistato e 350 bombardamenti in due giorni.

Oggi, grazie a questi fulminei interventi di Tel Aviv, la Siria è un paese dove si sparacchia in aria (e purtroppo, come dicevo in apertura, non solo) dappertutto, ma che è inabile a una guerra moderna. Un paese fondamentalmente inerme. Un paese pieno zeppo di tagliagole "moderati", ma privo di un esercito degno di essere definito tale.

Possiamo osservarlo tutti, dettagli compresi, ma nessuno finora commenta.

Aggiungo un'altra nota surreale (e con questa chiudo): in questi mesi mesi dalla bocca dei politici israeliani sono uscite dichiarazioni agghiaccianti, che non udivamo da molto tempo, più agghiaccianti persino degli agghiaccianti crimini concretamente commessi.

Ecco, con buona pace della senatrice Segre, la panoplia ideologico-retorica della brava camicia bruna con kippah è stata alfine completata: è ora comparso anche lo "spazio vitale".

Lo "spazio vitale", letteralmente.

È comparso e crescerà, crescerà, crescerà.

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