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10 dicembre 2024
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Siria paese sicuro
di Elisa Fontana

La caduta di Assad, così repentina e inaspettata, ci permette, nella confusione dei primi giorni dopo la caduta del tiranno, di avere contezza di quanto repressiva sia stata la dittatura di quest'uomo sanguinario.

Non che non si sapesse, non che non conoscessimo l'uso dei gas Sarin sui civili a Goutha nel 2013, ad esempio, e tutte le altre nefandezze, ma le immagini della famigerata prigione di Sadnaya ci hanno fatto tornare indietro ad immagini che ogni dittatura, in ogni tempo ci ha sempre regalato. Bene, direi che non occorre soffermarsi oltre nel disvelamento della ferocia del dittatore, gemello perfetto di qualunque dittatore a qualsiasi latitudine, come chiunque può capire.

Eppure c'è stato qualcuno che deve averlo scambiato per un buon democratico, tanto che, appunto nel 2013 Assad usava il Sarin sui civili e Giorgino nel 2015, quando ancora andava da Lilli Gruber, cinguettava “Meglio Assad che l'Isis”. E voi direte sicuramente “Eh, ma era il 2015, Giorgino era all'opposizione, abbiamo visto quante cose dall'opposizione si sono trasformate in marcia indietro una volta arrivata al potere”.

E invece no, per una volta non è riuscita a nascondere l'attrazione che prova al solo sentire la parola “dittatore”. E così non più tardi dell'ottobre scorso l'Italia insieme all'Austria ha combattuto la sua battaglia in Europa affinché la Siria venisse inserita nella lista dei paesi sicuri. Sicurissimi, direi, se appena guardate le immagini di Sednaya. Ma si sa, l'imperativo categorico è sbarazzarsi dei migranti, sia come sia, no?

A novembre con un tempismo perfetto e una lungimiranza spettacolare l'Italia ha riaperto la sua ambasciata a Damasco, rivendicando di essere stato il Primo Paese del G7 a riallacciare i rapporti con la Siria.

Ma il vero capolavoro è stato chiedere fin dalla scorsa estate, insieme ad Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Slovacchia e Slovenia, di rivedere i rapporti con il regime di Assad per normalizzarli e poter rimpatriare i rifugiati siriani in Europa. Richiesta che aveva trovato le orecchie benevole di Ursula Von der Leyen, ovviamente.

E così a novembre la Commissione europea aveva fatto circolare un documento in cui chiedeva che fosse nominato “un inviato speciale sulle questioni legate alla Siria”. Che non erano le questioni legate al rispetto dei diritti umani, ovviamente. Nomina che sembrava imminente, ma che è finita a gambe all'aria per quel che è accaduto domenica scorsa.

E che a nessuno venga in mente di citare la real politik, perchè questa non è real politik è solo cinismo e desiderio di sbarazzarsi con ogni mezzo, meglio se “sporco”e sbrigativo, di un problema per cui non sono attrezzati né culturalmente, né politicamente a risolvere.

E, comunque, quando qualche corifeo attapirato la definirà ancora “star internazionale”, potete tranquillamente capire in che senso e con quali mezzi usa la politica per la sua irrefrenabile voglia di primeggiare e di avere un riscatto personale. Al di là del bene e del male.

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