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Siria induce a dimenticare Gaza
di
Rossella Ahmad
Ho notato con dispiacere che qualcuno sta prendendo le distanze dalla causa palestinese a motivo degli accadimenti in Siria.
Nulla di più errato, amici cari. Non facciamo il gioco dei "separatori", coloro che lanciano il pomo della discordia e poi, dietro le quinte, si godono lo spettacolo di chi venga alle mani per accaparrarselo.
C'è un solo punto fermo per me, ed è la causa palestinese, che è la causa della giustizia per eccellenza, l'archetipo del senso morale per antonomasia. Tutto ciò che le ruota intorno - eventi, questioni, personaggi e l'intera storia recente del Medioriente - viene da me letto ed interpretato in relazione a ciò che accadde nel 1948 con la presa della Palestina da parte del sionismo globale, che rappresenta il fulcro e l'origine di ciò che avviene oggi.
Niente e nessuno rappresenta la causa palestinese se non il popolo stesso e la sua Resistenza strenua in quella terra che gli appartiene per diritto naturale. E il sostegno a questa causa sacrosanta prescinde da qualsiasi altra questione, la travalica e la supera. E anzi ci impone la riflessione, se riteniamo, come riteniamo, che essa, e non altro, sia il compasso morale in base al quale valutare eventi e persone.
Gli uomini vanno e vengono e, proprio per questo, la questione palestinese non può essere collegata a nessun essere umano in particolare, pena la squalifica nel momento stesso in cui quella persona, in virtù di situazioni contingenti o della stessa condizione di umana imperfezione, perda di peso specifico o valore strategico.
La questione palestinese prescinde persino dai suoi stessi Leader: è lì, inamovibile come eterno prototipo di lotta e resistenza.
Non scherzate, per favore. Si sta con la Palestina senza se e senza ma. Come specificai l'otto di ottobre, quando iniziarono i primi distinguo attraverso i quali ebbi modo di capire di quanti sionisti nascosti fosse piena la galassia filo-palestinese, e come ribadii in occasione dell'assassinio del suo massimo leader: Se ritenete che la resistenza palestinese dipenda da Haniye, sappiate che lui è morto. Ma se ritenete che la resistenza dipenda da un popolo di uomini e donne in lotta, allora sappiate che essa è viva ed immortale.
E la stessa cosa dico per la Siria, verso cui l'entità sionista ha immediatamente allungato i suoi tentacoli. Cento attacchi nelle ultime 24 ore, segno indubitabile di dove stiamo andando a finire, in Medioriente ed altrove, per garantire qualche altro anno di vita artificiale ad israele
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