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09 dicembre 2024
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Siria: commenti della stampa cinese e iraniana
di Alessandro Visalli

Il repentino crollo della Repubblica Araba di Siria, la fuga del suo presidente, Bashar al-Assad, e la fase di passaggio di potere ad un non ancora chiaro insieme di forze eterogenee, è uno di quei passaggi storici per i quali le semplificazioni non aiutano a capire.

Trascurando le veline della nostra stampa (abituata da secolare postura a leggere tutto in chiave moralista e secondo un implicito piano escatologico) ho controllato brevemente che ne dice quella cinese e iraniana, inoltre quella russa.

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Si può partire da un articolo iraniano. Un pacato articolo su IRNA sulle ultime notizie dalla Siria sottolinea come sia in corso una transizione che sembra concertata. Hadi Al-Bahra, dalla Turchia, ha ad esempio dichiarato che entro 2 giorni riprenderà il normale flusso amministrativo, con il coordinamento delle Nazioni Unite. Ahmed al-Shora, citando l'attuale leader pro tempore Al-Jolani, ha comunicato l'ordine di non saccheggiare e non avvicinarsi alle sedi governative. Il Primo Ministro siriano, Mohammad Al-Jalali, in carica, prelevato pacificamente a casa sua sembra essere stato incaricato da tutte le parti di gestire il trasferimento del potere.

Venendo alle reazione estere, Sullivan (e Trump) hanno dichiarato che gli Usa non interverranno. Ovviamente la stampa iraniana vede le relazioni tra Israele e i gruppi Hayat Tahrir al-Sham significative ed intense, e che ne hanno approfittato per sconfinare nel Golan e e attaccare i depositi di armi dell'ex esercito siriano. Mostrando una foto di Trump con capelli e sopracciglia bianche, la testata afferma che secondo il presidente eletto il regime si è arreso perché ha perso il sostegno della Russia.

D'altra parte le ambasciate russe non sembrano in pericolo e, sorpresa, Ankara sembra aver lodato la "politica costruttiva di Iran e Russia nella crisi siriana". Il Ministro degli esteri turco Hakan Fidan ha dichiarato che il nuovo governo dovrà essere ordinato ed inclusivo e che ora i profughi potranno rientrare.

Lo stesso Iran, in una dichiarazione rilasciata ieri dal Ministero degli Affari Esteri prende atto e auspica la formazione di un governo che rappresenti tutti gli strati della popolazione siriana, auspicando la continuazione dei buoni rapporti reciproci. A tal fine sottolinea che "La Repubblica Islamica dell'Iran, sottolineando la posizione della Siria come paese importante e influente nella regione dell'Asia occidentale, non esiterà a compiere ogni sforzo per contribuire a stabilire la sicurezza e la stabilità in Siria e, a questo scopo, terrà consultazioni con tutti i partiti influenti".

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In un articolo su Guancha, editoriale, vengono indicate otto questioni-chiave per interpretare la crisi. Oltre a ipotizzare che l'aereo di Assad sia stato abbattuto, i punti sono questi:

1- la caduta dipende dal fatto che l'arco sciita, primario interesse dell'Iran, per connettersi con la Siria doveva passare per il Libano e qui ha fatto gioco l'indebolimento degli Hezbollah, insieme alla distrazione della Russia;

2- l'appoggio russo, in particolare, "è realistico e basato interamente sui propri interessi", l'indebolimento dell'Isis ha ridotto questi per cui "la Russia è cauta nel farsi coinvolgere nei complessi conflitti settari e politici in atto il Medio Oriente". E "a partire dal 2022, la Russia ha gradualmente ridotto o addirittura interrotto l’assistenza militare ed economica alla Siria. Il numero delle basi militari russe in Siria è stato ridotto da 132 a 105. Anche le truppe russe che hanno partecipato alla guerra in Siria sono state trasferite in Ucraina".

3- l'economia siriana era completamente distrutta dalla guerra civile e le sanzioni, le imprese sono fuggite e metà dei 400.000 veterani congedati per ragioni economiche, gli altri non pagati.

4- la guerra è cambiata e le tattiche messe a punto in Ucraina hanno fornito un vantaggio (in altro articolo, qualche giorno fa, si segnalava l'uso di Starlink per targhettare gli obiettivi e coordinare le rapide incursioni di piccole squadre estremamente mobili e ben armate).

5- i due principali avversari, Stati Uniti e Turchia, colpiscono insieme, ma non hanno esattamente gli stessi obiettivi, quelli turchi sono i curdi e il rimpatrio dei profughi, ma gli USA sostengono i primi.

6- Gli Usa hanno anche un problema con alcune delle forze della coalizione all'offensiva (estremamente eterogenea, come altrove segnala l'ambasciatore iraniano a Damasco). Ci sarà una politica di "equilibrio dinamico".

7- Hamas, che inizialmente era contro Damasco, ha poi ricevuto rinforzi via Siria e Hezbollah. Questo può aver motivato Israele, perchè, riporto, "sebbene il governo di Assad sia indifferente nei confronti di Israele, la sua forza è debole e la Siria è il paese più laico del Medio Oriente, poco religioso e relativamente moderato". Ovviamente resta la questione del Golan.

8- la questione dell'Arabia Saudita. All'inizio della guerra civile siriana questa finanziava l'opposizione, in quanto gli sciiti Allawi al governo di al-Assad, erano una spina nel fianco. Ma poi si sono riconciliati (anche con l'Iran) e nel maggio 2023 la Siria era rientrata nella Lega degli Stati Arabi.

Insomma, la confusione regna sovrana.

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