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09 dicembre 2024
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Siria: caduta di Assad è vittoria di Occidente e di Israele?
di Sandro Valentini

La mia analisi è in controtendenza rispetto a tutto ciò che è stato detto e scritto in questi giorni dai media, sia da quelli di regime sia da quelli cosiddetti alternativi.

Per sviluppare il mio ragionamento parto da alcune premesse indispensabili per inquadrare la situazione. La Turchia di Erdogan ha mire espansionistiche e questo lo sappiamo. La Russia fa ogni sforzo politico e diplomatico per evitare un confronto militare diretto con la Turchia e questa fa altrettanto. Competono nell’area evitando di calpestarsi i piedi. Si veda come esempio la Libia. E la cosa vale in una certa misura pure per l’Iran.

Le ricordo.

La Turchia ha fatto domanda di entrare nei Brics.

Ankara controlla lo Stretto dei Dardanelli, vitale per la flotta militare Russia per la sua presenza nel Mediterraneo. La Turchia gioca un ruolo di primo piano nella triangolazione tra Russia e l’Europa sul gas e altri prodotti. Non mette sanzioni alla Russia e fa con questa e l’Ue lauti affari.

La Turchia ha una forte influenza su alcune Repubbliche ex sovietiche nel Caucaso, come nel caso dell’Azerbaigian, e Mosca considera la loro neutralità vitale per la sicurezza della Russia.

Hamas per ragioni storiche, nel corso della guerra civile siriana combatteva con il composito fronte anti-Assad di cui facevano parte pure i ribelli terroristi jihadisti e le milizie fio-turche. Ha quindi ottimi rapporti con Ankara, molto meno invece con Teheran, con la quale ha ricucito solo di recente, che sosteneva invece Damasco. Non a caso Hamas ha adesso esultato per la caduta di Assad. Per ultimo e non meno importante Erdogan è considerato inaffidabile dalla Nato e questa situazione strategicamente è a favore della Russia che lo ha salvato nel passato da un colpo di Stato ordito dalla Cia e giustamente Putin fa diplomaticamente e politicamente tutto il possibile per non spingerlo nelle braccia degli Usa.

Veniamo ora alla situazione che si era determinata in Siria negli ultimi mesi. Erdogan, su spinta e mediazione russa (e Iran), aveva proposto ad Assad di ristabilire tra i due paesi rapporti diplomatici sulla base di un riconoscimento di Damasco del controllo del nord siriano curdo occupato da anni dalle milizie filo-turche, territorio tra l’altro per Damasco quasi impossibile da poter riprendere.

Insomma, il riconoscimento di una situazione di fatto. Assad ha rifiutato questa proposta nonostante le pressioni russe e iraniane. Anzi ha svolto una politica estera di avvicinamento alle monarchie del golfo e ha tentato di ricercare il dialogo con gli Usa e la Ue che da anni stanno sanzionando il paese. Questo atteggiamento politico lo ha spinto fino al punto di una suo scarso impegno nel fronte della resistenza araba contro Israele, nonostante le pressioni esercitate da Hezbollah, Iran e Iraq.

Se si decide di fare di testa propria, di non raccogliere i suggerimenti dei tuoi due principali alleati, Russia e Iran, che già una volta ti hanno salvato dalla capitolazione, devi avere come garanzia un esercito potente, efficace e motivato nel combattere. Questi requisiti, come si è visto in questi giorni, assolutamente non c’erano. Questo è stato l’errore madornale strategico di Assad.

Occorre pertanto partire da queste considerazioni per comprendere il mancato impegno militare a terra di russi, iraniani e di Hezbollah in questi giorni. Il composito fronte militare, molto diviso al suo interno, ha potuto rovesciare il governo di Assad in sostanza combattendo quasi sempre delle scaramucce. A proposito, da notare che l’aviazione russa ha fortemente bombardato le milizie fondamentaliste Hts ma non mi pare quelle filo-turche. Come del resto hanno fatto sia gli israeliani sia gli Usa. Hanno in queste ore distrutto le ex basi siriane occupate da Hts per non lasciare ingente materiale bellico nelle loro mani. Israele addirittura ha occupato ulteriore territori nel Golan dove operano significative milizie jihadiste.

Mi pare inoltre che non sia un caso che le due basi militari russe in Siria non siano minacciate, siano in sicurezza, come riferito sia da fonti russe sia dai nuovi padroni della Siria. Ci sono infatti diverse dichiarazioni dei vincitori molto distensive verso la Russia. Sono in corso trattative e negoziati tra le due parti. L'ambasciata russa a Damasco non è stata attaccata a differenza di quella iraniana per ovvie ragioni.

La tesi per cui Russia, Iran ed Hezbollah militarmente non siano intervenute poiché la prima indebolita dalla guerra in Ucraina e le altre due da quella con Israele non regge alla prova dei fatti. Forse Hezbollah è più debole, ma non Iran e Russia. Quest’ultima dispone di un esercito bene armato, forse oggi il più potente del mondo. Mi pare invece più una scelta politica, in quanto il direttore d’orchestra del rovesciamento di Assad non sono né gli Stati Uniti né Israele, ma Erdogan.

I primi due hanno deciso di assecondare l’operazione turca per avere qualche vantaggio di posizionamento. Ma la vittoria è solo della Turchia che pone il suo protettorato sulla Siria, come il vecchio impero ottomano, con buona pace dei curdi, che spesso hanno svolto – almeno una parte di loro – una politica ambigua a sostegno della presenza americana in Siria in prossimità dei giacimenti petroliferi, o dei jihadisti, ora bombardati un po’ da tutti, anche dai loro “amici” statunitensi e israeliani.

C’è da dire che ancora una volta l’Ue esce da questa vicenda molto male. Invece di stabilizzare il governo di Assad ha messo aspre sanzioni, ha di fatto avallato le mire espansionistiche turche, la difesa degli interessi Usa e di Israele e ha contribuito anch'essa a foraggiare il terrorismo jihadista.

Ora abbiamo il dramma dei profughi siriani. Una catastrofe umanitaria. Si stima che siano circa due milioni. Dove andranno? Vi sarà una ripresa caotica dell’immigrazione con ondate di barche e barchette nel Mediterraneo, con una Siria balcanizzata in gran parte sotto l’influenza turca e con conflitti e guerre che dureranno per molti anni, come sta avvenendo in Libia.

L’altra sponda del Mediterraneo è sempre più in alta tensione. Anche questo aspetto rientra nel declino irreversibile dell’Europa. A lungo andare però l’espansione turca in Medio Oriente non favorirà l’Occidente; scommetto che diverrà parte integrante del processo di costruzione del multipolarismo con la sua adesione ai Brics. Lo hanno, mi sembra, capito bene Mosca, Teheran e Pechino. Il dialogo tra Putin ed Erdogan prosegue nonostante la caduta di Assad. Si ricercano soluzioni per stabilizzare un’area messa a soqquadro e rapinata da un Occidente con le sue politiche coloniali prima e imperialistiche poi, ma che ora deve fare i conti con due potenze emergenti: Turchia e Iran.

Pertanto, la narrazione di una Russia indebolita e di un Erdogan ingrato e traditore non mi convince. La nuova situazione siriana non sposta più di tanto il quadro geopolitico. Resta solo il forte rammarico della distruzione di uno dei pochi Stati laici arabi dove convivevano un tempo pacificamente etnie e confessioni diverse e soprattutto la maledizione di una nuova tragedia umanitaria in Medio Oriente, che si aggiunge a alla terribile mattanza di palestinesi a Gaza.

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