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Il fascino di Lavrov
di
Francesco Dall'Aglio
Distratti dalla Siria e dalla Romania (la Georgia già non se la fila più nessuno, per non dire la Moldavia) ci siamo dimenticati dell'intervista-fiume di Lavrov a Carlson che sembrava, se possibile, più intimidito da lui che da Putin.
Ce ne siamo dimenticati perché, in fin dei conti, non ha detto assolutamente nulla di nuovo o di inusitato: per noi, naturalmente, che le cose che ha detto più o meno le conosciamo e ce le siamo dette molte volte.
Per il pubblico statunitense, invece, le novità sono state parecchie, a giudicare dalle reazioni. Del resto, invece di un tartaro appena sceso da cavallo con una fila di teste umane attaccate alla sella si è trovato davanti un uomo calmo, pacato, che ha parlato a ruota libera per un'ora e venti minuti in un ottimo inglese esponendo tesi (per quanto controverse) e non slogan.
Nessuna minaccia, offerte di pace, rispetto per gli USA, cose così.
Già, per gli USA: perché la situazione ucraina la Russia, evidentemente, intende discuterla con gli USA. Non con l'Ucraina, ma soprattutto non con l'Europa.
Si è parlato di tutto e di tutti, dalla Cina alla Siria, tranne che di Europa, se non per sottolineare l'infantilismo dei nostri politici. Non siamo, evidentemente, gente da prendere sul serio.
Non siamo nemmeno nemici, il che da un certo punto di vista è sicuramente un bene.
Poiché tutto va in meme, va registrato un certo successo presso il pubblico femminile, sempre statunitense, che pare abbia apprezzato il personaggio.
Da Lavrov a LOVErov è un attimo, e il meme prodotto per i 70 anni del nostro nell'ormai lontano 2020 dall'ambasciata russa in Uganda, che ha un social media manager di un certo livello, è saltato di nuovo fuori.
PS: ma Lavrov per il dopo-Putin? Io firmerei subito. Ma non succederà.
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