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30 novembre 2024
tutti gli speciali

Faccia d'angelo
di Rinaldo Battaglia *

“I generali si sono riuniti in massa
Proprio come le streghe per le messe nere
Menti malvagie che pianificano distruzione
Stregoni della costruzione della morte
Nei campi bruciano i corpi
Mentre la macchina da guerra avanza
Morte e odio per la razza umana,
Avvelenando le menti già plagiate
…..
Il tempo dirà cosa sarà delle loro menti potenti
Fanno la guerra solo per divertirsi
Trattando le persone come i pedoni degli scacchi,
Aspettando che arrivi il giorno del giudizio..”

I Black Sabbath, un gruppo heavy metal di Birmingham, nel 1970, uscirono con questa canzone “War pigs” (I maiali della guerra) quale forma di protesta contro la guerra del Vietnam. Ma non solo: contro tutte le guerre, che “avvelenano le menti già plagiate” e dove gli uomini “fanno la guerra solo per divertirsi”. Uomini, ma talvolta anche ragazzi, ingrassati come i polli d’allevamento per la guerra e solo, come unico obiettivo di vita, proprio la guerra.

Il 30 novembre 1945, a soli 29 anni, veniva giustiziato dopo un regolare processo uno di questi ragazzi che se osservato nella sua fotografia, sorridente e gentile, sembrerebbe uno dei ragazzi più innocui e cortesi, di certo ‘per bene’, a cui magari qualche mamma non dispiacerebbe che frequentasse la loro figlia.

Eppure per la Storia risulterà come l’unico dei 1.400 comandanti nazisti di U-boote a essere riconosciuto colpevole e condannato a morte per aver commesso crimini assurdi quanto inutili. Come se uccidere uomini fosse un gioco e la morte altrui ‘solo un divertimento’.

Quel ragazzo dalla faccia d’angelo si chiamava Heinz-Wilhelm Eck.

Era nato ad Amburgo durante la Grande Guerra e proprio quel giorno, il 27 marzo 1916, la sua Germania e l’alleato Austro-Ungarico erano impegnati in una durissima battaglia contro l’esercito russo, che passerà alla Storia come la ‘battaglia dello Zar’. Poi persa la guerra, visse la sconfitta e la fame di Weimar ma anche il sogno di gloria e rivincita che Hitler vendeva a parole alla folla. Soprattutto quando la famiglia si trasferì a Berlino.

E così il giovane Heinz-Wilhelm ad appena compiuti 18 anni, l’8 aprile 1934, eccolo arruolarsi nella Kriegsmarine destinato all’addestramento ed essere imbarcato sulle navi dragamine. Uscirà 3 anni dopo col grado di tenente, un grande obiettivo raggiunto per uno che aveva solo 21 anni. Prima della guerra, nell’aprile ’39 era già ‘Primo tenente’ al comando totale di una dragamine. E con la guerra si fece notare, ottenendo subito ad inizi del 1940 la croce di ferro di 2° classe. Il 1° dicembre 1941 era già capitano.

Hitler cercava uomini giovani, pregiudicati, senza remore né complessi per comandare ora gli U-Boot, che considerava l’arma vincente nella guerra del mare. Anche con al facci d'angelo per meglio confondere gli altri e le loro menti.

Il neo capitano Heinz-Wilhelm Eck si offrì subito volontario. E visto che il ‘ragazzo’ ci sapeva fare, Berlino dal giugno ‘42 nel contesto dell’operazione Barbarossa l’ho destinò alla base di Pillau (ora Baltijsk, città russa, sullo stretto che separa le acque della Laguna della Vistola da quelle della Baia di Danzica) per un addestramento mirato sull’U-Boot-124, comandato da Johann Mohr, forse il migliore maestro nel campo.

Un anno dopo, il 15 giugno 1943, Heinz-Wilhelm Eck venne promosso al comando di un suo U-Boot (l'U-852), e mesi dopo impegnato già in missione. Importante fu quella iniziata il 18 gennaio 1944 con destinazione l’Oceano Indiano, tra le rotte più a rischio. Ma la missione che lo fece conoscere al mondo per il suo modo di vivere ed uccidere, da vera macchina da guerra, “trattando le persone come i pedoni degli scacchi” e facendo “la guerra solo per divertimento” arrivò due mesi dopo.

Il 13 marzo 1944 il suo U-852 al largo dell'isola di Ascensione nell'Atlantico meridionale, poco lontano dall’isola di Sant’Elena di napoleonica memoria, attaccò e affondò un mercantile greco, lo ‘SS Peleus’. Non sicuro dell’esito per lui favorevole dello scontro, il giovane capitano Heinz-Wilhelm Eck fece emergere l’U-boot e si accostò ai battelli di salvataggio dei naufraghi. Non ci furono cifre precise ma si quantificò più tardi che fossero almeno una quarantina quei sopravvissuti. Li lasciò al suo destino in mezzo all’oceano.

Ma era figlio della guerra, anche se con la faccia d'angelo e creato per generare ‘morte e odio per la razza umana’, gli avevano ‘avvelenato la mente già plagiata’ fin da ragazzo. Non era lontano parente del nostro comandante Salvatore Tòdaro, quello che il 16 ottobre 1940, al largo dell'isola di Madera, dopo aver affondato col suo 'Cappellini' il piroscafo belga Kabalo salvò i 26 naufraghi sebbene ‘nemici’ e non esitò a dire alla prima occasione al comandante della marina nazista, l'ammiraglio Karl Dönitz: “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle”.

Heinz-Wilhelm Eck era figlio della guerra, educato da Hitler ad uccidere senza pietà, non era come il nostro "asso" dei sommergibilisti, il comandante Carlo Feccia di Cossato che sebbene avesse un palmares di ben 17 navi nemiche affondate, nel dicembre del 1941 non esitò un secondo per partecipare, partendo dal porto di Bordeaux, al salvataggio di oltre 400 naufraghi della nave tedesca Python, affondata dagli inglesi al largo delle isole di Capo Verde. A totale suo rischio e pericolo.

Heinz-Wilhelm Eck era diverso, faceva’ la guerra solo per divertimento’ e trattava ’le persone come i pedoni degli scacchi.’ Appena sceso nelle acque e già allontanatosi dai naufraghi dello ‘SS Peleus’ – racconteranno in sede processuale i suoi subalterni – ebbe però un ripensamento. Dette ordine al suo U-852 di tornare indietro verso i naufraghi e qui un’ora dopo nella notte – appoggiato dai suoi subalterni, il terzo ufficiale August Hoffman, dal medico di bordo Walter Weisspfenning e, meno, dal capo ingegnere Hans Lenz – arrivato alle zattere di salvataggio dei sopravvissuti dello ‘SS Peleus’ dette ordine di colpirle con raffiche di mitragliatrice e bombe a mano. Affinchè nessuno di loro si salvasse, tutta la zona venne illuminata a giorno con gli ampi fari dell’U-Boot. I nazisti se ne andarono solo quando non videro più nessun naufrago muoversi. Se non fu un atto criminale, vigliacco ed atroce, cos’era?

Della quarantina quei sopravvissuti iniziali, nonostante tutto, però tre di loro riuscirono miracolosamente a salvarsi e saranno raccolti 35 giorni dopo, il 20 aprile, in pieno oceano dal piroscafo portoghese Alexandre Silva.

Le gesta del giovane capitano Heinz-Wilhelm Eck non si fermarono qui. Il 1º aprile 1944 il suo U-852 silurò e affondò un altro mercantile inglese (il Dahomian) al largo del Sud Africa. Ma pur ‘trattando le persone come i pedoni degli scacchi’ anche per l’ U-852 arrivò “il giorno del giudizio.”

Tra il 2 e il 3 maggio 1944 naufragò presso il capo Guardafui, al largo delle coste somale, dopo aver subito l’attacco di cinque Wellington G.R.Mk. XIIIs del N.621 Sqd. e uno del N.8 Sqd. della RAF che facevano base a Khormaksar (Aden). L’incursione inglese causò 7 morti, mentre i 59 superstiti del sommergibile della Reichsmarine del capitano Heinz-Wilhelm Eck furono fatti prigionieri, comandante compreso. E fu durante l’inevitabile ispezione che gli inglesi scoprirono dal libro di bordo - che il capitano non era riuscito a distruggere prima dell’arresto, malgrado lo avesse tentato – come era stati massacrati i marinai del mercantile greco ‘SS Peleus’.

Passò un anno e l’8 maggio 1945 anche il grande Terzo Reich cadde a terra come un bicchiere di vetro e “aspettando che arrivi il giorno del giudizio” anche i crimini del giovane capitano vennero meglio studiati e vivisezionati. Il 17 ottobre 1945, ad Amburgo – dove era nato 29 anni prima - un tribunale militare inglese presieduto da Sir Melford Stevenson celebrò il processo contro Heinz-Wilhelm Eck e gli altri responsabili dello ‘SS Peleus’.

Il giovane capitano, ancora e sempre più con la sua consueta faccia d'angelo, tentò una difesa ancorandosi alle regole della guerra, accusando i comandi centrali di Berlino, quelle “menti malvagie che pianificarono distruzione”, arrivando persino a dire che la “distruzione delle zattere di salvataggio era stata effettuata a protezione della propria unità”. Come se 40 naufraghi disperati potessero affondare da soli un moderno sommergibile della Reichsmarine, nel mezzo dell’Oceano Atlantico. Gli avevano insegnato ad abusare della guerra, non ad usare la dignità.

Ma non per tutti: durante il processo il capo ingegnere Hans Lenz rese una confessione piena, pentendosene e apportando dettagli e testimonianze sulla condotta del comandante e dei suoi principali collaboratori. I giudici ne terranno conto e il 20 ottobre lo puniranno ‘solo’ col carcere a vita. Analogamente farà il marinaio semplice Wolfgang Schwender che sarà condannato a 15 anni. Diverso invece il destino del giovane capitano Heinz-Wilhelm Eck, del medico di bordo Walter Weisspfenning (giudicato criminale di guerra per avere preso parte all'azione nonostante il suo status glielo proibisse secondo la convenzione di Ginevra) e del terzo ufficiale August Hoffman. Saranno condannati a morte, mentre gli altri membri dell'equipaggio riceveranno giudizi con minore grado di responsabilità e puniti con pene detentive.

Ma non solo: tramite i suoi legali Heinz-Wilhelm Eck tenterà di appellarsi persino al grande vincitore e responsabile delle forze terrestri britanniche in Germania il Field Marshall Sir Bernard Law Montgomery, ma ‘Monty’ dopo aver meglio analizzato il caso, quasi con disprezzo, lo respingerà di persona e il 12 novembre controfirmerà la sentenza.

Gli “stregoni della costruzione della morte” a quel ragazzo degli U-Boote, figlio della guerra, non avevano proprio mai insegnato la parola ‘dignità’ e dove fosse di casa.

I pentiti e reo confessi, invece, Lenz e Schwender - malgrado le loro dure condanne – avranno più avanti degli sconti di pena e rimasero in carcere rispettivamente fino al 27 agosto 1952 e fino 21 dicembre 1951.

E così il 30 novembre 1945, nella sua natìa Amburgo, presso la Landa di Luneburgo, il cerchio della vita anche per il ragazzo dalla faccia d’angelo si chiuse. Sarà l'unico comandante di U-Boot ad essere stato processato e condannato a morte per crimini di guerra compiuti durante una missione di combattimento. Ma forse non è un merito di cui andare fieri.

30 novembre 2024 – 79 anni dopo

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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