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28 novembre 2024
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Israele vieta relazioni con Haaretz e mira ad arrestarne i giornalisti
di Fausto Gianelli

Domenica 24 novembre il governo israeliano ha approvato una proposta del ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi che impone a qualsiasi ente finanziato dall’esecutivo di astenersi dal mantenere legami con il quotidiano Haaretz.

Il boicottaggio del più antico quotidiano israeliano è stato deciso in seguito agli articoli che il giornale ha pubblicato e in cui venivano criticate le scelte del governo di Netanyahu nell'ultimo anno, articoli che quindi "avrebbero danneggiato l'immagine e la sicurezza di Israele".

E' ora allo studio un ulteriore provvedimento che renderebbe passibili di arresto tutti coloro, giornalisti inclusi, che con le loro dichiarazioni "compromettono in qualsiasi modo la sicurezza di Israele".

Uno stato autoritario non può d'altronde tollerare voci libere e dissenzienti. È l'ennesimo passo verso quella “Israele illiberale” descritta accuratamente dalla grande pensatrice (ebrea) Anna Foa nel suo recente libro "Il suicidio di Israele".

Nove anni fa parlavamo della questione palestinese a Trieste, tra gli altri con proprio con Gideon Levy, il più famoso e stimato giornalista di Haaretz.

Quel giorno Levy ci disse che in un Paese vittima di un intollerabile apartheid ai danni dei palestinesi, la libertà della stampa costituiva comunque un baluardo democratico. 9 anni dopo è triste constare come anche questo argine sia crollato.

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