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Insulti sessisti alla giornalist: ex senatore condannato
di
Santina Sconza
L'ex senatore Mario Giarrusso condannato per insulti sessisti alla giornalista siciliana Debora Borgese.
L’ex senatore del M5s è stato condannato per diffamazione a otto mesi, pena sospesa.
Si avete capito bene, lui il fustigatore del Pd, colui che iniziò la sua carriera politica nel Movimento della Rete a Catania, si laureò in giurisprudenza, e nello studio di Andrea Scuderi fece il praticantato.
Eletto senatore nel M5s ed infine espulso per non aver restituito la parte degli stipendi promessa, secondo la regola imposta a tutti i parlamentari, oggi è con Italexit.
Il curriculum dell'avvocato Mario Giarrusso è di una persona che ha lottato contro la mafia, è stato uno dei fondatori dell'associazione Caponnetto, come avvocato ha difeso, a titolo gratuito, l'associazione Decontaminazione Sicilia contro il piano rifiuti regionale siciliano disposto dalla giunta presieduta da Salvatore Cuffaro, nel 2007 è stato audito dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti - ecomafie.
Dal 2009 al 2011 ha assistito, sempre a titolo gratuito, i comitati di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli nei processi contro i danni causati dall'inquinamento e dal rigassificatore di Priolo.
Chi era la giornalista Debora Borgese? Era stata una delle fondatrici del M5s in Sicilia ma fu espulsa, afferma lei stessa in un'intervista alle Iene sicule 'perché dissidente alla linea del movimento'. Addetta stampa del Presidente della regione Sicilia e poi del sindaco di Acicastello, è deceduta 8 mesi fa per una grave malattia.
La giornalista fu presa di mira da Mario Giarrusso che nel 2017 aveva denigrato l'addetta stampa del sindaco di Acicastello scrivendo sui social: “Pensate che una nota lingua velenosa catanese malgrado il cognome pseudo rivoluzionario, mi dicono sia la discendente di Madame Pompadour".
In un altro post ‘Una finta seguace di Robespierre e vera stipendiata da Fratelli d’Italia. Al solo nominarla accadono disgrazie come può ben testimoniare un mio amico che gli va dietro a cui capita davvero di tutto’. Il senatore pubblicò anche una vignetta
raffigurante una caricatura di Debora Borgese, nella quale la giornalista diceva: ‘Sento la voce di Giarrusso ovunque’.
Deborah Borgese decise di denunciare il senatore "Questo attacco è squallido, degradante, una vera forma di violenza ai danni di una donna giornalista. A seguito di questi post, pubblicati nel 2017, ho deciso di denunciare per diffamazione il senatore, che è stato rinviato a giudizio. Il Senato ha votato l’insindacabilità nonostante le posizioni contrarie di personalità come il suo ex presidente Pietro Grasso. Io comunque non smetto di combattere contro queste cose, perché gli insulti colpiscono anche le mie colleghe‘.”
Si il senatore, l'avvocato Giarrusso paladino dell'antimafia, che tutte le tv ripresero mentre faceva il gesto delle manette sventolate in aula contro i colleghi senatori del PD che contestavano il M5S che aveva votato a favore dell’immunità parlamentare per Salvini.
Era il tempo in cui alcuni senatori e deputati del M5s, avendo la maggioranza al Parlamento, passavano molto tempo a denigrare gli avversari politici e i giornalisti come accade oggi con i deputati e senatori di questo governo.
Giarrusso era uno di quelli sempre al centro dell'attenzione, attaccò sui social anche il giornalista Davide Camarrone cronista del Tgr Sicilia: “Buttati al mare con una pietra al collo”.
Davide Cammarone aveva criticato le parole di Luigi Di Maio che elencò tra le lobby anche quella dei “malati di cancro“.
Questo il suo post “Vorrebbero candidarlo alla presidenza del consiglio. Uno così. Che non ha rispetto nemmeno dei malati di cancro. Che li definisce una lobby e non sa riconoscere la sofferenza loro e dei loro familiari. Vergogna”.
Mario Giarrusso non ebbe nemmeno la solidarietà dei deputati regionali del M5s, anzi lo definirono un 'Attacco minaccioso' e lui si difende affermando che 'L'ho solo invitato a fare un bagno dotato di adeguata mazzara".
Non sappiamo se l’ex senatore Giarrusso ricorrerà in appello, ma una cosa è certa che il patriarcato non è mai morto, è giusto che si venga condannati per gli insulti sessisti. L'ex senatore non è altro che espressione di quel patriarcato che Valditara e altri considerano morto ma che in realtà è vivo e vegeto, lo dimostrano i dati dei femminicidi.
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