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Israele si accanisce contro i bambini
di
Rossella Ahmad
Nel 2014, un gruppo di giornalisti australiani realizzò un reportage dal nome emblematico: Stone cold Justice, Giustizia fredda come la pietra.
Si trattava di un film che denunciava l'uso della tortura da parte di Israele sui bambini palestinesi, la quale comprendeva abusi fisici su minori illegalmente - cioè al di fuori di qualsiasi parametro legale - detenuti nelle carceri dell'occupazione.
Per minori si intendono anche bambini di pochi anni di età, spesso rapiti per estorcere informazioni e/o come forma di ricatto ed intimidazione nei confronti delle famiglie.
Già l'anno prima, un rapporto dell'Unicef aveva evidenziato come i bambini fossero spesso il vero obiettivo delle incursioni notturne nelle case palestinesi da parte dei militari occupanti: attraverso il loro arresto - si trattava in realtà di sequestri a mano armata - si potevano esercitare pressioni sulle famiglie.
I bambini, portati in centri di detenzione spesso segreti, in spregio a tutte le convenzioni sulla protezione dell'infanzia, subivano maltrattamenti fisici, minacce di morte, abusi sessuali ed isolamento. Spesso erano obbligati a firmare false confessioni, in ebraico, in cui accusavano propri familiari di far parte della resistenza, ancora una volta senza alcuna tutela, né umanitaria né legale.
Il reportage australiano non faceva che confermare il rapporto dell'agenzia ONU per l'infanzia, aggiungendo semplicemente particolari crudi circa i metodi coercitivi adoperati all'interno dei centri di detenzione su soggetti deboli, indifesi ed impauriti.
Il reportage suscitò al tempo una mite protesta internazionale, che il portavoce del ministero degli esteri sionista, Yigal Palmor, definì tuttavia "intollerabile". Ma ormai la questione era diventata di dominio pubblico, ed anche gli alleati di ferro di Israele, come il governo australiano, sottolinearono la loro "preoccupazione" riguardo agli abusi sui minori.
Ciò accadeva esattamente dieci anni fa. Con quasi sessant'anni di ritardo il mondo si accorgeva di una pratica nata con il sionismo e nota a tutti, ma taciuta e tollerata fino a quando non fu più possibile fingere di non sapere.
Io stessa, negli anni attorno al 2000, ebbi la possibilità di reperire nel Deep web foto di minori palestinesi con la testa rasata, chiusi in campi di detenzione, circondati da reti metalliche. Le foto che vidi al tempo erano scattate da lontano, la risoluzione non era ottima ma era possibile notare che si trattasse di bambini di pochi anni.
I governi sapevano e tacevano, allora come oggi. Fino alla flagranza di reato. Una forma di ipocrisia particolarmente disturbante, in quanto le vittime erano bambini, formalmente protetti dalle convenzioni internazionali.
Oggi, e lo abbiamo ben visto nel corso di questi nove mesi di puro orrore, anche l'ipocrisia è venuta meno. Tutto avviene alla luce del sole, tutto è sdoganato e tutto è concesso, ed il silenzio del mondo sulle migliaia di bambini abusati è assordante. Come allora, come sempre.
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