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Malesia e Indonesia soddisfatte a mandati d'arresto CPI
di
Tamara Gallera
Dopo la Malesia, anche l'Indonesia si è detta soddisfatta per il mandato d'arresto emesso contro Netanyahu e Gallant.
Venerdì il primo ministro malese Anwar Ibrahim aveva definito i mandati di arresto della Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant una "vittoria monumentale per tutti coloro che difendono la giustizia e l'umanità".
Ha detto che la decisione allevierà la sofferenza del popolo palestinese e ha descritto la decisione come ragionevole, affermando che si basa sulla legge e sulle prove di oppressione, crudeltà e omicidi. Ha detto che se Netanyahu dovesse visitare l’estero, dovrebbe essere arrestato.
In una dichiarazione di sabato, il Ministero degli Esteri indonesiano ha espresso sostegno agli sforzi internazionali volti a garantire la responsabilità dei crimini commessi da Israele contro la Palestina, comprese le azioni perseguite attraverso la Corte penale internazionale.
"L'emissione di mandati di arresto da parte della CPI per Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant rappresenta un passo significativo verso il raggiungimento della giustizia per i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra in Palestina", si legge nella dichiarazione.
Il ministero ha chiesto che i mandati siano eseguiti in conformità con il diritto internazionale e ha sottolineato il significato più ampio della mossa.
“Tale azione è fondamentale per porre fine all’occupazione illegale dei territori palestinesi da parte di Israele e promuovere la creazione di uno Stato di Palestina indipendente, in conformità con i principi della soluzione a due Stati”, aggiunge la dichiarazione.
Giakarta ha inoltre confermato il suo impegno nel mantenimento della pace internazionale, annunciando che non ritirerà le sue truppe dalla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), affermando che le truppe indonesiane continueranno i loro compiti nella regione nonostante l'escalation del conflitto.
Gli indonesiani erano scesi più volte in piazza in modo massiccio per protestare contro il genocidio a Gaza.
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