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Provvedimenti della CPI vanno eseguiti, non discussi
di
Antonio Greco
A proposito del provvedimento riguardante un capo di governo e di un ex ministro.
L’esecuzione di un atto emesso dalla CPI va rispettata dagli Stati membri.
I capi di governo destinatari di un mandato di cattura internazionale dovrebbero essere arrestati qualora si trovino in uno dei paesi che fanno parte dello statuto della Corte, come l’Italia.
Salvo che invochino il loro diritto di immunità assoluta, ma solo finché sono in carica.
Per cui gli Stati hanno l’obbligo di rispettare questi elementari principi di diritto internazionale.
Non esistono altre possibilità come quella di valutare se il provvedimento emesso da questo alto organo di giustizia sia di natura giuridica o politica.
Meno che mai esiste la possibilità di “accogliere a braccia aperte” un capo di governo imputato di gravi crimini di guerra e di gravi crimini contro l’umanità.
Se abbiamo accettato di essere membri di questo organismo giudiziario internazionale è perché riconosciamo la sua imparzialità ed indipendenza.
Uno stato di diritto si distingue dal rispetto di queste regole, gli equilibrismi di premier e/o vice premier non fanno certo onore.
Uno stato “non di diritto” può spingersi fino ad uccidere chi sta per essere giudicato e magari condannato dalla Corte.
È quello che hanno fatto i destinatari del provvedimento di arresto.
Questi “gentiluomini” hanno modi molto più “efficaci” per risolvere le loro questioni, non possono perdere tempo in attesa di processi o amenità del genere.
Soprattutto quando i loro potenti alleati invocano il loro “diritto ad esistere” o meglio ancora tirar fuori il solito pretesto di “antisemitismo”.
* Componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio
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