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Necropolitica: puntano tutto sulle guerre
di
Alessandro Ferretti
Israele procede imperterrita a infliggere atrocità inenarrabili senza la minima remora. La pulizia etnica del nord di Gaza è in pieno svolgimento tramite fame, sete, bombe, distruzione del sistema sanitario, e per chi sopravvive ci sono rastrellamenti ed esecuzioni sommarie casa per casa.
Nel resto della Striscia la situazione è pessima e in peggioramento: oltre alle bombe sulle tende, l'arrivo delle piogge e del freddo sta portando grandissime sofferenze su milioni di persone sfollate in tende gelide piantate in zone che si trasformeranno in paludi di acqua e fango: in quelle condizioni, la denutrizione e la fragilità faranno ancor più strage dei carri armati.
Emergono (ed emergeranno sempre più) le prove di spaventosi orrori già perpetrati. Sky news ha rivelato che il più grande luminare della medicina a Gaza, Adnan al-Bursh, arrestato senza alcuna accusa e morto dopo quattro inimmaginabili mesi di disumana prigionia in Israele, è stato letteralmente stuprato a morte dai carcerieri dei campi di tortura israeliani.
In Libano continuano le operazioni terroristiche israeliane. Oltre ai milioni di sfollati e alle infrastrutture distrutte, particolarmente disumana è la campagna contro la sanità libanese: le elevatissime percentuali di vittime addette al settore sanitario dimostrano che si tratta di una campagna deliberata, un crimine di guerra ormai sistematico e normalizzato.
In Cisgiordania continua la strage quotidiana e ormai i ministri del governo israeliano parlano apertamente di annessione di tutti i territori palestinesi.
Ma i disastri non sono confinati in Medio Oriente. Ieri a tutto ciò si è aggiunta la follia di un Presidente senile che, invece di sfruttare il fatto di non essere più elettoralmente ricattabile per salvare qualche vita palestinese, addirittura accelera il cammino del mondo verso la guerra globale autorizzando l'uso di missili in profondità sul territorio russo.
E come se non bastasse, la conferenza sul clima (COP29) in corso a Baku sta andando malissimo: servirebbero provvedimenti rapidi e incisivi per rallentare il riscaldamento globale che già ora sta provocando disastri spaventosi in tutto il mondo, ma non se ne vede traccia e difficilmente le cose cambieranno nei prossimi giorni.
Tutto punta in una direzione sola: guerre, guerre, guerre. Guerre di conquista, guerre per le risorse, guerre civili interne agli Stati che si rifiutano di intervenire per mitigare i problemi sociali.
Ormai è impossibile non pensare che le èlites abbiano fatto la loro scelta: sul pianeta siamo troppi, l'unica soluzione è spazzare via qualche centinaio di milioni di persone e bloccare l'ascesa economica e demografica dei rivali dell'Occidente, con ogni mezzo necessario. Le èlites non hanno intenzione di salvare il mondo: hanno già i loro piani per sopravvivere e regnare sulle macerie. Non ci sono altre spiegazioni a questa necropolitica pervasiva, che ha come unico obiettivo chiaro la segregazione, la riduzione in miseria e l'eliminazione di amplissimi strati di popolazione mondiale giudicati inutili e dannosi.
Questi orrori non sono nascosti: certo, i media edulcorano, minimizzano, sviano ma basta una connessione internet per informarsi abbondantemente e compiutamente su tutte queste cose. Eppure, le centinaia di milioni di persone colte che vivono in occidente rimangono sostanzialmente immobili, patologicamente smaniose di ignorare tutto ciò che succede pur di non venir disturbate nella loro quotidianità. Gente che mentre il pianeta muore dibatte appassionatamente sull'ultimo film, o sull'ultimo scandaletto politico ma rimane ostinatamente zitta sulla presenza dei suddetti brontosauri nella stanza.. e se alzano la voce, è solo per ripetere a pappagallo le peggiori stupidaggini che la propaganda di regime ci riversa addosso, scagliandosi con violenza contro chi cerca di fermare la corsa verso l'abisso, invocando sanzioni draconiane contro chi protesta.
Bisogna guardare in faccia la realtà: se la folle ignavia di queste moltitudini rimbecillite rimarrà tale ancora per un po', non ci sarà speranza per nessuno di noi "normali". Il treno della catastrofe locale è lanciato, e se non verrà fermato arriverà a destinazione molto prima di quanto non immaginino i decerebrati progressisti che pensano di risolvere tutto andando a mettere un foglietto di carta in un'urna ogni cinque anni.
L'unica speranza è un risveglio di queste folle di deficienti, ma non possiamo aspettarci che si risveglino da sole. Dobbiamo svegliarle noi portando conflitto nei luoghi di lavoro, nelle cerchie sociali, in ogni campo della società con cui interagiamo. Non è il tempo di fare i timidi per la paura di rovinare rapporti con dei poveri idioti incapaci di guardare in faccia la realtà: è il momento di darsi una mossa, perché tutte le campane di allarme stanno suonando all'impazzata e il tempo a disposizione si riduce sempre di più.
Ognuno dove può e come può, cerchiamo di darci forza collettiva auto-organizzandoci. Ogni vertenza, ogni lotta che si opponga allo strapotere dei pochi può ostacolare i piani di chi vuole abbattere le emissioni di CO2 abbattendo le persone che respirano. Aggreghiamoci, mettiamoci di traverso, insabbiamo gli ingranaggi che ci stritolano: non è troppo tardi, e comunque almeno potremo dire di averci provato, fino all'ultimo, per noi e per i nostri discendenti.
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