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11 novembre 2024
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Le zecche
di Rinaldo Battaglia *

C’è una frase del grande Umberto Eco che mi ha sempre colpito sin dalla prima volta che la lessi (su Repubblica del 6 marzo 2009): «Cosa è il leghismo se non la storia di un movimento che non legge?». Ma quella frase io non l’ho mai davvero compresa, pur vivendo in un terreno fertile del leghismo. Mea culpa. Forse fino ad oggi.

Perché oggi, su più giornali, mi ha ancora una volta colpito una frase del loro leader e Vicepremier Matteo Salvini. Parole testuali riportate da Repubblica (e da ‘Il Corriere della Sera’) ma analogamente riprese anche da altre testate. “Zecche rosse, comunisti, delinquenti, criminali da centro sociale. Non lo so, definiteli come volete voi, però quello che abbiamo visto ieri a Bologna e a Milano è qualcosa di indegno, di vergognoso che non si deve più ripetere".

Lo dice, in video postato su Instagram, il leader della Lega Matteo Salvini. "La caccia al poliziotto dei delinquenti rossi a Bologna o la caccia all'ebreo dei delinquenti rossi a Milano sono scene vergognose per il 2024", aggiunge. "Chiudere i centri sociali occupati abusivamente dai comunisti che sono ritrovi di criminali. Questo dobbiamo fare, perché un conto è manifestare, altro conto è prendere a sassate i poliziotti o dar la caccia all'ebreo", ribadisce Salvini. "Nell'Italia libera e democratica del 2024 queste scene non si possono più vedere", conclude.”

Non entro nel merito dei temi ma mi fermo al modo di parlare. La vita mi ha insegnato che la parola identifica chi la dice ed il modo in cui la dice. Ebbene: fermiamoci alla prima parola: ‘zecche’.

L’on. Salvini sa da dove deriva quel termine? Non so se ha mai letto ‘La Notte’ di Elie Wiesel, un ‘must’ sulla Shoah, dove l’autore - premio Nobel per la pace nel 1986 – deportato a 16 anni ad Auschwitz ricordava i pianti del vecchio maestro Moshè nel raccontare all’autore, allora solo ragazzo, di come i neonati ebrei, nella foresta di Kolomaye in Galizia, ‘venissero gettati per l’aria a far da bersaglio ai mitra’.

Tecnicamente il gioco del ‘tiro al bambino’ era conosciuto meglio come il ‘tiro alla zecca’, perché per i nazisti i bambini ebrei erano ‘zecche’ (‘minze’), solo brutte zecche ebree (‘hassliche judesche minze’). Erano zecche perché si appiccicavano fastidiosamente alle loro madri, quando volevano ucciderli. Erano zecche perché fastidiosamente non si staccavano, quando magari venivano presi, portati verso la recinzione e lasciati liberi oltre il lager. Eppure, si diceva a loro che erano ‘liberi’ in modo che facessero qualche passo in avanti e così, come fossero cacciagione in movimento, i cecchini potessero meglio sparare e colpirli al volo. E qualcuno avrebbe vinto la sua gradita birra.

Non so se l’on. Salvini ha mai letto “Sono stato un numero. Alberto Sed racconta” scritto da Roberto Riccardi sulle memorie di Alberto Sed, ragazzo di Roma di 15 anni sfuggito alla retata del 16 ottobre 1943 ma poi denunciato ed arrestato dai fascisti (ai tempi di Almirante & C., quello dello slogan recente 'Da Giorgio a Giorgia') il 21 marzo 1944. Quel giorno avvenne a Roma 'la seconda retata', dove vennero da Kappler anche utilizzati quelli che il Presidente Ignazio Benito La Russa definì ‘suonatori in pensione’, quelli poi uccisi due giorni dopo in Via Rasella.

Alberto Sed sarà uno dei pochi che tornerà dal lager dei lager. Uno dei pochissimi: delle due retate romane, di ben oltre 1.200 ebrei tra donne vecchi e bambini si salveranno solo 16 innocenti (peraltro 75 vennero massacrati alle Fosse Ardeatine).

Alberto nelle sue memorie così raccontava: «’Zecca’ è la parola con cui i nazisti chiamavano i bambini ebrei mentre li smistavano nei lager. O quando li ingannavano dicendo ‘siete liberi’ e loro muovevano qualche passo oltre la recinzione spinata e i cecchini di Hitler sparavano come lepri. I nazisti ce li facevano tirare in aria e si divertivano ad ucciderli, come nel tiro al piattello» . Ancora oggi nell’Italia post-fascista del 2024, Matteo Salvini – riportano più media – ha usato il termine ‘zecca’ per definire altri, forse i propri avversari politici, senza sapere – spero per lui - la desolante origine di quella terribile parola, sporca di sangue ed inganno. Ma tutto il Fascismo ed il figlio - e poi fratello maggiore - il Nazismo, hanno avuto le mani sporche di sangue ed inganno. E personalmente il leghismo – Vannacci docet col mito della X Mas – mi sembra su quella lunghezza d’onda. Come aveva ragione Umberto Eco: «Cosa è il leghismo se non la storia di un movimento che non legge?» Ma la colpa è solo nostra perché solo la nostra generale ignoranza storica, gioca ancora a loro favore. Solo la storica propaganda delle nostre tv di casa contribuisce alla nostra colpevole ignoranza. Cosa è il leghismo se non la storia di un movimento che non legge? Sono passati 15 anni da quella frase di Umberto Eco e solo dopo 15 anni io l’ho compresa. Grande quindi la mia ignoranza. Ma forse non è vero del tutto per quel che mi riguarda, perché come diceva Leonard Cohen “a volte uno capisce da quale parte stare semplicemente vedendo chi c’è dalla parte opposta”. E questo modestamente l’avevo capito già da molti decenni.

11 novembre 2024

* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio

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