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10 novembre 2024
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E' la crudeltà ad essere indigesta, non la religione
di Rossella Ahmad

Non si spara sulla croce rossa, almeno così avviene nei consessi civili, quindi tergiverserò sulla miserabile figuraccia dei teppisti di Amsterdam, fermati a suon di paccheri mentre tentavano di mettere a ferro e fuoco una città.

Qualche rapida considerazione però ci sta.

Intanto, la considerazione più immediata. Non sono stati presi a paccheri perché ebrei - la quale cosa non interessa più a nessuno, i tempi della Russia zarista sono terminati da un pezzo ed un bell'esame di coscienza ogni tanto sarebbe utile e gradito - ma perché sono oggettivamente molesti. E se questa molestia estrema nel porsi, unita ad un'antipatia non quantificabile generata dal senso assoluto di impunità, poteva essere tollerata nel passato, oggi, nell'epoca di un genocidio che è restato sullo stomaco a tanti, lo è molto meno.

Non dò giudizi morali se sia giusto o meno. Rilevo una verità lapalissiana.

Se sei israeliano e vai a fare il bulletto all'estero, è facile che qualcuno si scazzi. È il genocidio di Gaza, bellezza. Della religione non frega nulla a nessuno, rassegnatevi. A meno che essa non sia utilizzata, come poi sempre avviene, per trarne vantaggi immediati ed opportunistici.

Il completo travisamento dei fatti da parte di politici collusi e media indecenti danno il senso del tutto. E quindi c'è da supporre che il pogrom che non era un pogrom ma che è stato presentato come tale dalla stampa compiacente genererà dei guadagni politici a breve termine, con bavagli sempre più stringenti all'attivismo pro-palestina.

A volte ti viene il sospetto che certe cose vengano pianificate apposta, pensa te.

Altra considerazione. Atteggiarsi a perseguitati mentre si è carnefici, nel microcosmo Amsterdam come nel macrocosmo Gaza, e riuscire a farlo perché sostenuti da politici collusi e media complici, sta cominciando a generare grande insofferenza nel cittadino medio.

Detto in parole povere, cominciate a infastidire anche chi vi sostiene da una vita, ai brillanti apologeti del "diritto ad esistere" che fanno gli splendidi sulla pelle degli altri, persino ai millennials nati e cresciuti in un'epoca di inclusività portata all'estremo, tra una visita ad Auschwitz ed un film di Benigni. Continuare ad utilizzare le solite paroline magiche per coprire qualsiasi magagna non fa altro che svuotare di senso quelle parole, conferire ad esse un significato opposto a quello desiderato.

Volete un esempio del perché si generi intolleranza a vagonate? Uno tra i tanti, tratto da una storia Instagram di Hamed Sinno, il cantante dell'ex gruppo libanese dei Mashrou Leila. Si tratta del tweet di una soldatessa dell'idf, la quale parla della devastazione operata in un'area del Libano fingendo di farne una recensione.

Una stellina e poche parole, che danno il senso dell'abisso morale in cui questa gente è precipitata: "Nessuna moschea, poche macerie e un'entrata bloccata ai tunnel. Visita inutile. Non raccomandata".

La gente legge, vede e sa. È la crudeltà ad essere indigesta, non la religione.

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