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La ragazza di Teheran e il debunking che dà dastidio
di
Paolo Mossetti
La storia della ragazza in Iran molestata dalla polizia morale per il suo hijab "improprio", e spogliatasi per sfidare il regime non è andata proprio così.
Secondo la BBC, che ha intervistato dei testimoni, la ragazza non si sarebbe scontrata con la polizia per un problema di decoro, ma sarebbe andata in giro per le aule dell'università a filmare senza permesso dei docenti e forse avrebbe un problema di salute mentale.
Scambio emblematico: come reagisce l'attivismo del centro radicalizzato online quando si sente tradito da un giornalismo che prova a stare attento alla verità, e si rifiuta di fare da agit prop.
Possiamo dire di averle viste tutte: anche un corrispondente di Radio Radicale che di fatto accusa una corrispondente del Foglio... di amplificare la propaganda degli ayatollah. (E no, questo è non gossip, ma segnale del problema più ampio della radicalizzazione dei Radicali).
Se non importa che la storia della ragazza di Teheran sia vera o falsa, perché quelli che tifano per il regime-change si arrabbiano se qualcuno indaga?
Se non importa che le insegne della manifestazione islamica in Germania sono dell'Isis o di qualcos'altro, perché chi chiede la criminalizzazione delle manifestazioni pro-Pal si arrabbia quando qualcuno indaga?
Se non importava che la storia sui 40 neonati decapitati nel kibbutz fosse vera o falsa, perché quelli che faceva i cheerleader per la rappresaglia indiscriminata si sono arrabbiati quando qualcuno ha indagato?
Se è sbagliato, di cattivo gusto e pericoloso fissarsi con una certa storia, perché certi continuano a ripeterla, e a strumentalizzata?
Anche il Corriere mette in prima pagina una storia ancora non verificata.
Perché è in prima rispetto ad es. all'Arabia Saudita o all'Azeirbaigian? Perché l'Iran è un tema saliente, reso bersaglio di un'agenda politica influente.
Per questo la verifica è ancora più importante.
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