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L'eterna rincorsa al (meno) peggio
di
Fausto Gianelli
Rampini: Kamala, la peggior candidata per cui abbia mai votato ma dopo aver visto Trump da vicino non potevo fare altro"
Dopo che per un paio d'anni i fan della "più grande democrazia" ci hanno raccontato quanto fosse idoneo a governare (e a ricandidarsi) un signore affetto da evidente decadimento cerebrale e incapace di ricordarsi i nomi dei Paesi con cui gli Usa sono in guerra e di cosa fosse morto suo figlio, il grande show mediatico delle presidenziali Usa si è rimesso in moto con un paio di nuovi campioni e attendiamo di sapere se saranno stati alla fine più efficaci gli appelli di Beyoncè e Taylor Swift oppure le lotterie con i premi elargiti da Elon Musk (l'articolo è del 5 novembre, ndr).
Quello che di certo già sappiamo è che queste elezioni rappresentano l'ennesimo gradino sceso da una politica svuotata da contenuti e credibilità.
Quando il sistema elettorale più confuso e farraginoso, in cui milioni di cittadini non possono nemmeno essere iscritti alle liste elettorali ma ciò che conta sono i miliardi di dollari indispensabili per candidarsi, avrà indicato un vincitore (e ammesso che l'esito sia incruento in Paese che vive sull'orlo della guerra civile e ha più armi che cittadini) potremo attendere gli ordini del nuovo "Commander in chief": attuerà politiche pessime ma, diranno, poteva forse andare anche peggio.
 
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