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La linea verde
di
Rossella Ahmad
La linea verde è il confine immaginario progettato dai colonialisti che proposero la spartizione della Palestina nel 1947.
Al di qua della linea verde sarebbe stato edificato Israele, al di là vi era la terra che sarebbe rimasta ai nativi.
Lasciamo per un attimo da parte l'illegalità di tutta la faccenda: la creazione di Israele, persino all'interno di un discorso colonialista come quello che ne vide la nascita, avrebbe dovuto essere subordinato alla nascita dello stato palestinese, che non c'è mai stata. Conditio sine qua non. E invece sappiamo come è andata: provvidenziali guerre progettate a tavolino diedero all'entità sionista l'opportunità di allargarsi nelle terre palestinesi, secondo quello che in nuce era il progetto di David Grün e dei sionisti europei.
Per qualche strana ragione, all'interno della linea verde resistevano villaggi palestinesi, non toccati durante la furiosa pulizia etnica del 1947-48 che causò la rimozione di oltre 700.000 palestinesi dalla loro terra.
Quelli che vengono chiamati da Israele "arabi israeliani", una sottospecie di umani senza alcuna identità.
L'uso dei termini è molto importante in qualsiasi propaganda. Essi lanciano messaggi subliminali. Dico senza dire. Tu capirai ciò che io desidero utilizzando il substrato culturale che io ho contribuito a formare. Dici "arabi israeliani" e immediatamente pensi a gruppi di nomadi generosamente accolti dallo stato ebraico. E invece si tratta di altro.
Kufr Kassem era uno di quei villaggi.
La sera del 29 ottobre del 1956, i contadini tornavano dai campi come sempre. Con la sola differenza che la polizia israeliana di frontiera aveva annunciato un coprifuoco arbitrario, di cui i contadini palestinesi non sapevano nulla.
Il fuoco di un commando del MAGAV accolse l'entrata dei lavoratori al villaggio. A sangue freddo furono assassinati 57 palestinesi disarmati, tra cui sei donne e 23 bambini di età inferiore ai 18 anni. Nel dettaglio: tra i bambini, si contarono sei ragazzine di età compresa tra i 12 ed i 16 anni. In seguito, documenti declassificati stabilirono senza ombra di dubbio che il massacro era parte del "piano Talpa", con cui il governo Grün intendeva "liberare" il nuovo stato dalla presenza palestinese attraverso l'uso del terrorismo indiscriminato contro la popolazione civile.
Come nel caso di Tantura, Deir Yassin e di tutti gli altri eccidi, i perpetratori furono condannati a pene miti. Il comandante di brigata Gabriel Dahan sborsò l'esorbitante cifra di 10 centesimi..., mentre gli esecutori materiali del massacro furono tutti rilasciati entro il 1959.
"Ti dedico ogni cosa
l'ombra e la luce
l'anello dello sposalizio
e tutto ciò che desideri
ti dedico un giardino
di fichi e di ulivi.
Verrò da te come tutte le notti
introducendomi dalla finestra,
e nel sogno
ti lancerò un gelsomino.
Non rimproverarmi
se tarderò un poco.
Loro mi hanno fermato
o amore mio, non rimproverarmi
mi hanno assassinato
mi hanno assassinato".
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