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27 ottobre 2024
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Mondo fragile cade a pezzi
di Claudio Visani

Ieri notte è scattata l'annunciata rappresaglia di Israele all'Iran. Se ne sa ancora poco.

I media occidentali parlano di cento caccia israeliani che in tre ondate avrebbero colpito solo obiettivi militari iraniani (non i siti nucleari e gli impianti petroliferi) dopo che un cyberattacco avrebbe accecato i sistemi di difesa antiaerea. Alcuni osservatori parlano di "attacco telefonato". Gli americani hanno definito l'azione una "legittima autodifesa".

La conseguenza, al di là della risposta o meno di Theeran, sarà quella di un ulteriore imbarbarimento di questo mondo che, per dirla con Futura di Lucio Dalla, "sembra fatto di vetro è sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio". Un altro tassello della "terza guerra mondiale a pezzetti" contro cui urla da anni, inutilmente, Papa Francesco.

Che poi è stata davvero una ritorsione? Chi ha cominciato per primo? Quello iraniano è un regime orribile, nemico giurato della democrazia, delle libertà, dell'Occidente. E che gli ayatollah al potere predichino la cancellazione di Israele e l'annientamento degli ebrei è risaputo. Ma taroccare le notizie, rovesciare le verità e mistificare i fatti serve solo ad alimentare la volontà di guerra di Netanyahu e della "destra biblica" israeliana, la crociata del bene contro il male che ci sta portando alle porte dell'abisso.

Nel conflitto permanente tra la Repubblica Islamica e lo Stato di Israele, la sequenza esatta degli ultimi eventi è stata la seguente. Aprile 2024, l'aviazione israeliana bombarda l'ambasciata iraniana a Damasco, in Siria (Stato sovrano) e uccide sette ufficiali e due comandanti delle Guardie rivoluzionarie. L'Iran pochi giorni dopo risponde con una raffica di droni e missili contro il territorio israeliano, tutti intercettati dal sistema difensivo.

19 aprile, scatta la "rappresaglia" dell'Idf con bombardamenti sul suolo iraniano. 31 luglio, nella sua residenza a Theeran, capitale dell'Iran (Stato sovrano), viene assassinato con un missile lanciato da Israele il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a cui il Mossad aveva già ucciso tre dei suoi figli e quattro nipoti. Con lui muoiono anche alcuni alti esponenti dei Pasdaran e di Hezbollah.

17 settembre, in Libano e in Siria il Mossad fa esplodere a distanza migliaia di cercapersone usati prevalentemente dai miliziani di Hezbollah. Ma colpisce alla cieca, nel mucchio. Alla fine della giornata si contano quasi 2.800 feriti, tra cui molti evirati o accecati, e nove morti, tra cui una bambina. Un altro passo nella scala degli orrori della guerra.

27 settembre, con un bombardamento israeliano sulla capitale libanese Beirut (Stato sovrano) viene ucciso il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah. 1 ottobre, l'Iran lancia oltre 180 missili e droni contro Israele in quella che definisce la propria vendetta per gli assassinii di Haniyed e Nasrallah; per la prima volta alcuni missili riescono a perforare lo scudo difensivo dell'Idf e colpire i bersagli, ma senza fare vittime. 26 ottobre, scatta la "rappresaglia" israeliana.

Nel frattempo continua la mattanza a Gaza e in Libano che, dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha già fatto cinquantamila morti, oltre centomila feriti e tre milioni di sfollati.

Anche qui si dice di colpire i miliziani di Hamas e Hezbollah, ma si spara nel mucchio. Basta dire che quasi la metà delle vittime sono bambini, donne e anziani, che sono 163 i soccorritori e operatori sanitari e 122 i giornalisti uccisi in un anno di guerra.

Con la scusa che i miliziani si mescolano ai civili (e come potrebbe essere diversamente nel luogo a più alta densità di popolazione del mondo?), si colpiscono gli ospedali (ieri altri due bambini sono morti dopo che i generatori hanno smesso di funzionare perché la stazione di ossigeno è stata presa di mira dai militari, entrati sparando dentro l'ospedale), le scuole, i siti delle organizzazioni umanitarie e Onu. E si bloccano gli aiuti umanitari per affamare quel che rimane di quel popolo disgraziato (due milioni di persone sballottate di qua e di là da un anno, senza possibilità di fuga).

La Striscia è ormai completamente rasa al suolo. E anche dopo l'uccisione del capo di Hamas, Sinwar, l'occupazione e i bombardamenti continuano. Ormai è chiaro a tutte le persone con un minimo di senso critico - ma non ai capi di Stato e ai media dell'Occidente che continuano a parlare a vanvera di "due popoli due stati" - che Israele vuole rioccupare e ricolonizzare Gaza, prendersi la Cisgiordania e un pezzo di Libano, costruire lo Stato Biblico che va dal Fiume al Mare.

Possibilmente senza più, o con molti meno arabo-palestinesi. Alla faccia del diritto internazionale, che vale quando ad invadere e occupare è la Russia di Putin e non quando è l'Israele di Netanyahu.

Che l'Europa non sia capace di muovere un dito per contrastare questa doppia morale e questa deriva bellicista, anzi, che pensi a sua volta a mega piani di riarmo invece che a difendere la pace che ha conquistato dopo due guerre mondiali costate milioni di morti, è lo specchio di una classe politica e di leader mai così mediocri, sempre più più autoreferenziali o al servizio di altri poteri, sempre più ciechi, ipocriti e inermi di fronte a ciò che sta accadendo nel mondo, al nostro Pianeta, e anche un bel po' Tafazzi.

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