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27 ottobre 2024
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La mia generazione di fronte allo scempio di Gaza
di Alessandro Ferretti

Incredibile e oltraggioso che di fronte ai terrificanti crimini israeliani ci sia ancora gente che manifesti in modo equidistante per "la pace".

A Gaza non è in corso una guerra, ma un genocidio. Manifestare per "la pace" è un'ipocrisia assoluta, eppure è il massimo che i "sensibili" siano disposti a fare.

A quei pochi che hanno l'onestà di chiamare le cose con il loro nome resta la testimonianza, purtroppo assolutamente insufficiente a fermare la strage in corso.

Certo, anche noi siamo colpevoli, nella misura in cui avremmo potuto fare di più. Ma ora non è il momento di colpevolizzarsi: è tempo di dire e fare quello che si riesce con costanza e determinazione.

I genocidari bramano più di ogni cosa il silenzio sui loro crimini: ma anche se parlare fosse utile solo a salvare noi stessi dall'abbraccio letale della tacita acquiescenza, ne varrebbe comunque la pena.

Il silenzio di milioni di persone istruite sul genocidio in corso rivela molte cose della nostra società fondata sull'individualismo.

Più una società individualizza i suoi membri, più le persone hanno paura della solitudine e dell'isolamento e quindi si affidano al conformismo più cieco.

La mia generazione è emblematica di questo fenomeno. Le persone del ceto medio sono interessate solo al loro lavoro e/o ai loro insulsi hobby, e per quanto riguarda il resto del mondo sono caratterizzate da una pressoché totale incapacità di ragionare e agire in modo indipendente.

Hanno una paura fottuta di dire o fare qualcosa di controverso ed essere espulsi dal gregge. Quando devono esprimersi su questioni politico-sociali si affidano ad opinioni e visioni preconfezionate per inetti come loro, in modo da mettersi al riparo dal rischio di emarginazione e poter dedicare l'intera vita alla carriera, allo sport, al consumo culturale, alle loro passioni insulse e tristi.

Il risultato ce l'abbiamo davanti agli occhi: una generazione di inetti, zombie che non sono neanche in grado di esprimersi su un genocidio, e che spesso hanno pure la faccia tosta di scagliarsi moralisticamente contro le nuove generazioni accusandole di perdere il loro tempo sui telefonini, di non avere valori, umiltà o "spirito di sacrificio".

Non facciamoci illusioni: non avremo una vecchiaia serena. Stare dalla parte dei forti non dà alcuna garanzia agli inetti che diventano inutili: nessuno avrà pietà per noi, come noi non l'abbiamo avuta per gli altri.

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