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25 ottobre 2024
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Yousef era un bambino, non un numero
di Rossella Ahmad

Ho pensato molto spesso alla famiglia di Yousef nel corso di quest'anno di passione.

Ho pensato soprattutto a cosa ne sia stato del suo papà, medico in uno degli ospedali di Gaza sventrati e dati alle fiamme dalle orde barbariche provenienti dalle steppe di khazaria. Della sua giovane madre.

Del fratellino che di ribellò alla morte di Yousef nell'unico modo in cui sapeva e poteva. Della nonna, che in quella notte di orrore accompagnava per i reparti di un ospedale trasformato in lazzaretto una giovane mamma in preda alla disperazione, tra le mani un display mostrato a chiunque fosse nei paraggi: avete visto questo bambino?

Il bambino dai capelli ricci. Curly hair. La sua caratteristica più evidente. Un ciuffo di riccioli rossi che gli cadeva sulla fronte. Bello come sanno esserlo i bimbi di Gaza.

Non erano e non sono numeri. I video, le immagini, persino quelle più atroci, a questo servivano: a ribadire che non di massa informe si trattasse - le vittime. I morti. I danni collaterali. Privi di volto, storia, identità - ma di persone in carne ed ossa, con tutto quello che ciò implica. Bisognava narrare e narrarsi. Ho tentato di farlo da allora. E questo è ciò che scrissi per Yousef nel giorno della sua uccisione, oggi. Un anno fa.

"Una storia palestinese, che vuole dare un volto alle piccole vittime. Non è raccontata per suscitare pietà. Se c'è un popolo che susciti ammirazione più che pietà, questo è il popolo palestinese.

Lui è Yusef, ha riccioli rossi che gli cadono sugli occhi vispi ed è figlio di un medico di uno degli 'ospedali di Gaza. Nel tempo libero, impara l'inglese con la sua giovane mamma, che lo riprende mentre dialogano nella nuova lingua. Yusef è amatissimo dai suoi genitori ed anche dal fratellino. Da tutti quelli che per lui contano, in pratica.

In un video lo si vede mentre indossa uno zainetto fiammante nel suo primo giorno di scuola, accompagnato dal sorridente papà.

Yusef è morto durante i primi bombardamenti a Gaza. Sua madre e sua nonna vagano disperate per l'ospedale alla ricerca del suo corpo. Sul display del cellulare le sue ultime immagini.

"È un bambino con i capelli rossi, vedete?" Qualcuno avvisa il papà, che sta curando altre vittime, altri bimbi maciullati. Il riconoscimento. I riccioli rossi sulla fronte spaccata. La disperazione che cala come una coltre.

Il fratellino urla, picchia la nonna, tenta di strapparle il velo: voglio Yusef. Voglio il mio fratellino.

"È un martire. Sia fatta la volontà di Dio".

Abbiate paura della rabbia dei miti".

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