Alto rischio per interruzione campagna contro la polio
di Paolo Mossetti

La giornalista scientifica Roberta Villa, collaboratrice di Repubblica:

«Stride troppo che nella Giornata internazionale contro la polio sia stato necessario interrompere la somministrazione della seconda dose di vaccino ai bambini di Gaza. Qualcuno cinicamente penserà che in fondo cambia poco. Davanti alle disabilità causate dalle bombe israeliane, qualche paralisi in più provocata dal virus purtroppo, in una simile tragedia, non farà la differenza. E ciò dà la misura del punto cui si è arrivati.

Ma impedire a una campagna già iniziata di essere portata a termine è un'ulteriore, inutile crudeltà, che potrebbe non solo vanificare gli sforzi fatti finora, ma trasformarli in un boomerang. Per proteggere una popolazione esposta come quella di Gaza, infatti, serve il vaccino a virus vivo e attenuato di Sabin, che si somministra per bocca. Questo è eliminato con le feci e, date le scarse condizioni igieniche, risveglia l'immunità anche nel resto della popolazione.

Tuttavia, questo virus vivo, circolando, può mutare e tornare virulento. È rarissimo, ma può accadere. Solo con quel vaccino, che in Italia non si usa più da decenni perché il rischio di malattia naturale sul nostro territorio è perfino inferiore a questa remota eventualità. Se il virus proveniente dal vaccino, tornato aggressivo, incontra persone vaccinate, non succede nulla. Ma se nella popolazione ci sono individui non protetti, questi possono sviluppare la malattia contro cui la campagna, che non li ha raggiunti, avrebbe dovuto proteggerli.

Insomma, una campagna vaccinale di questo tipo, se lasciata a metà, può fare più male che bene. Un male in più di cui davvero non ci sarebbe bisogno nel mezzo di questa tragedia».

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