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Aggiornamento: le ultime dodici ore nel nord di Gaza
di
Alessandro Ferretti
Aggiornamento sulle ultime dodici ore nel nord di Gaza: il termine “pulizia etnica” non basta più, da due giorni è in corso una “missione di sterminio rapido“.
L’elettricità e internet sono in totale blackout da ormai 24 ore e le abitazioni sono sotto un continuo diluvio di bombe.
Tutte le operazioni di soccorso sono completamente bloccate da stamattina perché l’esercito israeliano ha attaccato, circondato e assediato con mezzi corazzati tutti e tre gli ospedali rimasti al nord di Gaza intrappolando medici, pazienti e sfollati e impedendo a chiunque altro di accedervi: di fatto, in tutto il nord di Gaza la possibilità di essere soccorso e curato non esiste più. Due piani dell’Indonesian Hospital sono stati cannoneggiati e il generatore è stato colpito, causando l’interruzione dell’elettricità e quindi la morte di due pazienti in terapia intensiva.
Anche il cortile dell’ospedale Kamal Adwan, pieno di sfollati, è stato cannoneggiato uccidendo una persona e ferendone parecchie altre.
L’odore della morte è ovunque, i cadaveri hanno ricominciato ad accumularsi e i cani randagi li divorano. i feriti restano a dissanguarsi per le strade sotto gli occhi di una popolazione ormai ben oltre lo stremo.
I bombardamenti sulle scuole dove si trovano centinaia di soldati si stanno ulteriormente intensificando. Almeno sette persone sono state ammazzate nella scuola UNRWA di Shati, oltre a molti feriti. Almeno cinque persone uccise in un attacco su una zona residenziale a Jabalia, dove un’altra scuola UNRWA è in fiamme a causa dei colpi di artiglieria. Ormai, dato il blocco dei soccorsi, dei telefoni e di internet, è impossibile sapere quante siano le vittime, i feriti, gli intrappolati sotto le macerie.
Secondo un funzionario del ministero della Salute (e altri report preliminari raccolti dall’ONG Euro-Med HR Monitor) alcuni giovani palestinesi sono stati giustiziati sul posto nei pressi dell’Indonesian Hospital.
Le forze israeliane entrano nelle case, scacciano gli abitanti e poi demoliscono gli edifici. I maschi catturati vivi vengono bendati, ammanettati e deportati non si sa dove.
Per ritrovare una campagna in cui terrore, fame, sete, bombardamento, demolizione e deportazione di massa sono state simultaneamente impiegate per disintegrare una città sostanzialmente inerme bisogna tornare indietro di 81 anni: nel 1943 i nazisti ripulirono e rasero al suolo il ghetto di Varsavia con un’operazione che presenta talmente tante analogie con lo sterminio di Jabalia da sembrarne una vera e propria riedizione.
A Varsavia la completa liquidazione del ghetto richiese un mese di atrocità, a Jabalia siamo al quindicesimo giorno, facile prevedere che tra breve il crimine più atroce perpetrato dall’Occidente dopo la seconda guerra mondiale sarà un fatto compiuto e una macchia indelebile, a vita, su tutti coloro che non hanno fatto nulla per denunciarlo.
Ci ricorderemo di voi, cari complici, finché avremo vita: statene certi.
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