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Distruzione a oltranza. Almeno 50 morti in 24 ore
di
Alessandro Ferretti
“Ciò che accade al Nord non può più essere descritto come follia. Non è più sufficiente dire che la mente non è in grado di comprenderlo. Ciò che sta accadendo è indescrivibile.”
Solo un ingenuo assoluto poteva credere che l’uccisione di Sinwar avrebbe ammansito la frenesia di distruzione israeliana. Nelle ultime 36 ore a Jabalia Israele ha gettato al vento ogni remora residua, ha inviato reparti della brigata Givati ha tagliato completamente l’elettricità e internet e cerca di assestare colpi decisivi per far letteralmente sparire dalla faccia della terra l’intero campo profughi, dal quale nel 1987 era iniziata la prima intifada.
Senza cibo da ormai venti giorni e senza acqua potabile, ma nonostante quindici giorni di bombardamenti, oltre 450 persone uccise e migliaia di feriti l’esercito israeliano non è ancora riuscito a occupare il campo nel quale sono intrappolate decine di migliaia di civili.
Da 36 ore i bombardamenti aerei e dei droni sono continui, in particolare sulle scuole usate come rifugio e sulle abitazioni. Ci sono di nuovo decine e decine di morti per le strade perché Israele spara regolarmente sui soccorritori. In un filmato diffuso oggi si vede un ragazzo gravemente ferito in mezzo a una strada che chiede aiuto, e quando le persone si avvicinano per aiutarlo l’esercito israeliano sgancia un’altra bomba nel mucchio. Secondo il ministero della Salute ci sono già stati i primi morti per fame e sete.
Continua ormai da giorni la demolizione sistematica, mediante decine di tonnellate di esplosivo piazzate tra case spesso ancora abitate e fatte brillare. Anche i bulldozer sono indefessamente al lavoro, ieri hanno demolito una casa sulla testa di una famiglia che non aveva fatto in tempo a fuggire.
A tarda sera alcuni aerei da guerra hanno poi compiuto una strage spaventosa, bombardato dozzine di case abitate nelle vicinanze dell’incrocio di Nassar, a est del campo, e provocando la morte di almeno 30 persone e il ferimento di altre 70, in maggioranza donne e bambini. Sulla scena di questa ennesima strage cadaveri e feriti giacciono ovunque, l’ospedale Kamal Adwan è travolto da un flusso ininterrotto di feriti, i letti di terapia intensiva sono tutti occupati.
In totale si stimano almeno 50 morti in 24 ore, ma molti altri sono sotto le macerie delle loro case. In tutto ciò Israele continua a negare il permesso per evacuare il giornalista Fadi al-Wahidi, reso tetraplegico la settimana scorsa da un drone che gli ha sparato nel collo e bisognoso di cure mediche urgenti. Le sue condizioni continuano a peggiorare e da ieri è di nuovo in coma, così come è comatoso il silenzio pressoché totale dei grandi organi di informazione.. la consegna è chiara: nessuna copertura mediatica, fino alla fine.
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